Chissà se anche a Tokyo, considerata da Luigi de Magistris un modello di trasporto pubblico locale, le nuove stazioni vengono chiuse pochi minuti dopo la corsa inaugurale. La circostanza si è verificata ieri a Napoli, città che il “sindaco con la bandana” ritiene seconda solo alla capitale giapponese quanto a efficienza del tpl. Dopo vent’anni, infatti, è stata aperta la nuova stazione di via Duomo, il gioiello progettato dall’archistar Massimiliano Fuksas e destinato a completare la linea 1 della metropolitana.

Nemmeno il tempo di assistere al taglio del nastro e di ascoltare le solite parole trionfali di de Magistris («È un giorno importante per la mobilità, ma anche per l’itinerario turistico, culturale e religioso») che i napoletani hanno dovuto sopportare la prima doccia fredda. Almeno fino alla fine di agosto, infatti, l’hub sarà attivo dalle 13.30 alle 22.30. Il motivo? Solo il 75% dei macchinisti dell’Anm è stato formato per essere impiegato nel nuovo hub che si trova a 40 metri sotto terra e si sviluppa su quattro livelli. Tutto, però, lascia credere che i limiti al funzionamento della stazione dureranno ben oltre la fine di agosto: lo suggeriscono la carenza di personale, tradizionalmente legata al periodo feriale, e di mezzi sui binari, come denunciato dai sindacati.

E non bisogna dimenticare che, il prossimo 30 settembre, la funicolare di Chiaia chiuderà e non si sa quando riaprirà: la revisione ventennale è scaduta, bisogna avviare i lavori ma il bando promosso l’anno scorso dall’Anm è andato deserto, tanto che il Comune pensa di indire a stretto giro una nuova procedura e di chiedere, nel frattempo, l’ok a una deroga che consenta ai mezzi di continuare a viaggiare.

Insomma, Napoli è ben lontana non solo dal modello-Tokyo e, per il momento, non sembra pronta a diventare «la capitale mondiale del trasporto pubblico» come de Magistris annunciò meno di due anni fa. Oggi, sulle strade partenopee, circolano poche decine di autobus, molti meno dei 400 registrati nel 2010 e dei 600 ipotizzati dal primo cittadino. La mancanza di manutenzione ha determinato la chiusura a oltranza della Galleria Vittoria, nella quale i lavori di restyling sono partiti da una manciata di giorni, e a quella parziale della Galleria laziale, che altri pesanti disagi ha provocato ai residenti e agli ospiti della città.

Tutto ciò impedisce a de Magistris di nascondere la polvere sotto il tappeto: quello del trasporto pubblico locale resta uno dei più evidenti flop dell’amministrazione arancione e non basta l’inaugurazione dell’hub di via Duomo a cancellarlo. Non bisogna dimenticare, inoltre, che l’apertura del cantiere della stazione risale al 14 novembre 2001, quando il primo cittadino era Rosa Russo Iervolino.

Ci sono voluti vent’anni, quindi, per far sì che la struttura fosse parzialmente aperta, visto che i lavori dovranno proseguire per mettere in salvo e valorizzare i reperti archeologici trovati durante gli scavi. Nel frattempo, però, i grandi progetti che avrebbero dovuto rilanciare Napoli sono rimasti fermi al palo e alla città è rimasta soltanto la retorica delle stazioni più belle al mondo e altre amenità varie. Con de Magistris, dunque, trasporto pubblico non ha fatto rima con sviluppo economico e sociale, ma solo con demagogia e populismo: gli stessi dai quali Napoli aspetta di liberarsi nel giro di pochi mesi.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.