Il governo olandese guidato da Mark Rutte cade sull’immigrazione. La coalizione non è riuscita a raggiungere – secondo fonti della stampa locale – un accordo su come gestire il numero dei richiedenti asilo che entrano nei Paesi Bassi.

Dopo giorni di colloqui tra i componenti del gabinetto di Rutte non è stato raggiunto un compromesso tra il partito popolare per la libertà e la democrazia (VVD, di cui  fa parte Rutte, aderente ad ALDE e membro a Bruxelles del gruppo Renew Europe), i liberali di D66,  i cristiano democrati (CDA) e il calvinisti dell’Unione Cristiana (CU). La crisi apre la strada a nuove elezioni, probabilmente in autunno. Lo riferiscono fonti vicine al gabinetto citate dall’emittente televisiva “Nos”, secondo cui, dati tali divergenze, l’esperienza del quarto governo guidato da Mark Rutte si può considerare terminata.

Il futuro del governo olandese era appeso a un filo da giorni: la coalizione al potere rischiava infatti di spaccarsi su un pacchetto di misure volte a limitare il flusso dei richiedenti asilo nei Paesi Bassi.

Lo stesso Rutte aveva provato, insieme alla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e alla premier Giorgia Meloni, a trovare un accordo, senza successo, con la Tunisia.

Il piano del partito conservatore del Primo Ministro Mark Rutte, volto a rendere più difficile il ricongiungimento delle famiglie dei rifugiati, aveva causato una grave spaccatura all’interno della coalizione con due partiti minori si erano rifiutati di sostenere le proposte.

La spaccatura cristallizzata nel corso di una riunione di crisi di gabinetto giovedì 6 luglio, che si è protratta fino alle prime ore di venerdì 7 luglio, non era riuscita a raggiungere una svolta.

I media olandesi hanno riferito che Rutte era disposto a far cadere il governo se non si fosse raggiunto un accordo. Rutte ha guidato i Paesi Bassi dall’ottobre 2010 in quattro diverse coalizioni, diventando così il primo ministro in carica per più tempo nella storia del Paese.

Le richieste di asilo nei Paesi Bassi sono aumentate di un terzo l’anno scorso, superando le 46mila unità, e si prevede che quest’anno saliranno a più di 76mila, superando il precedente massimo del 2015.
Ciò metterà a dura prova le strutture di asilo del Paese. Per mesi, l’anno scorso, centinaia di richiedenti asilo avevano spesso dormito all’aperto con scarso o nessun accesso all’acqua potabile, ai servizi igienici o all’assistenza sanitaria.

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