Napoli e Ucraina, così lontane eppure così vicine. E non parliamo solo di mobilitazioni e solidarietà nei confronti del popolo che sta vivendo l’atrocità di un conflitto che si sta manifestando in tutta la sua violenza. C’è un filo che unisce i due territori, o meglio i due golfi: quello di Napoli e quello di Odessa. Il Mediterraneo da una parte, il Mar Nero dall’altra. In mezzo, una distanza di 2.700 chilometri. Troppo? Non per l’arte. La più celebre canzone napoletana, ‘O sole mio, fu composta alla fine del XIX secolo da Edoardo Di Capua e Giovanni Capurro mentre si trovavano proprio a Odessa, in pieno regno zarista. Quelle note e quelle parole suonano malinconiche come un ricordo evocativo, come un inno che ha fatto e fa battere il cuore all’oceano di emigranti che quel sole lo hanno lasciato alle spalle, in un passato lontano, ma sempre luminoso.

Basterebbe questo a creare un legame indissolubile, ma c’è di più. Sì, perché Odessa fu fondata proprio da un napoletano, José de Ribas, nel 1794. Nacque all’ombra del Vesuvio de Ribas, ma era figlio di un diplomatico spagnolo al servizio dei Borbone. Questioni di cuore lo portarono ventenne a spostarsi verso i territori in cui regnavano i Romanov e lì rimase in pianta stabile, non disdegnando di prestare servizio in battaglia. Addirittura, al fianco del principe Potemkin nella conquista della Crimea. Più avanti, in uno scontro con i turchi, espugnò una sorta di avamposto. Poche baracche, ma sistemate come la gemma in un diadema in un golfo naturale. Ebbe una visione, o meglio, un déjà vu. Vide la Napoli che aveva lasciato e decise che avrebbe convinto gli zar a fare di quel golfo una città. La Napoli del Mar Nero. Oggi su quella Napoli dell’Est piovono bombe e la guerra fa paura e orrore a tutti. Il capoluogo campano ospita una numerosa comunità ucraina. In tutta la Campania si contano più di 40mila persone.

Oggi sono quarantamila storie di speranza e preoccupazione, di parenti in fuga, di preghiere e di attese. Il console generale dell’Ucraina a Napoli, Maksym Kovalenko. ha fatto sapere che, secondo un primo provvisorio bilancio, sarebbero almeno 300 finora le vittime dell’attacco russo. «Ci sono state esplosioni a Kiev anche contro obiettivi civili», ha spiegato. «Gruppi terroristici russi provano a entrare nella capitale, per ora vengono bloccati», ha aggiunto. Ma la situazione è difficile. «Questa è non una guerra tra Russia e Ucraina, ma della Russia contro l’Europa democratica», ha detto il console confermando che molti suoi concittadini residenti in Italia sono pronti a tornare in patria «come soldati, medici, volontari». Sotto la sede del consolato, a Napoli, napoletani e ucraini hanno preso parte ieri a un presidio pacifista per dire no alla guerra. Fino a domenica, i bus della flotta dell’azienda regionale di trasporto su gomma Air Campania viaggeranno proiettando sui display messaggi di pace. Sono alcune delle tante iniziative messe in campo.

In molti Comuni campani si stanno organizzando fiaccolate e veglie. I monumenti di Napoli, dalla Camera di Commercio al Maschio Angioino, si sono tinti di giallo e di blu in segno di solidarietà al popolo ucraino. Da vari Comuni è arrivata la disponibilità a offrire aiuti e ospitalità ai profughi. «La realtà ci ricorda che anche la democrazia è una costruzione storica, un modo di governare ma non un modo scontato per sempre. Anzi – ha affermato il presidente della Campania Vincenzo De Luca nella sua diretta Facebook del venerdì – , è una forma di governo minoritaria nel mondo contemporaneo. Non abbiamo conquistato per sempre la pace, neanche in Europa. La civiltà moderna è un guscio precario, e le immagini che arrivano dall’Ucraina ci ricordano quanto siano fragili la civiltà e quei valori considerati acquisiti per sempre, democrazia e pace».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).