Come il falso decreto
Il Lodo Franceschini infrange la mitologia campo largo. Il dibattito che ricorda il “Facite Ammuina”

“Marciare divisi, colpire uniti”, recita la massima del feldmaresciallo Helmuth von Moltke. È il senso del cosiddetto “Lodo Franceschini”, che infrange la mitologia del campo largo: andiamo ciascuno per proprio conto a caccia dei seggi che si assegnano col sistema proporzionale, e uniamoci soltanto per conquistare il terzo dei seggi che si assegna nei collegi uninominali.
Subito è andato in scena quello che si può ben definire un teatro dell’assurdo, degno di Eugène Ionesco. L’idea è stata accolta con interesse da Goffredo Bettini e Giuseppe Conte, con freddezza da Elly Schlein e Nicola Fratoianni (che forse hanno sentito puzza di bruciato), con ostilità da Romano Prodi (o l’Ulivo o morte!). Nel frattempo i sondaggisti si sono messi freneticamente all’opera per simulare i risultati possibili dell’ingegnosa trovata dell’ex ministro della Cultura.
Insomma, tanto rumore per nulla. Infatti il Rosatellum non consente desistenze né voti disgiunti (come invece accadeva con il Mattarellum): per avere un candidato comune all’uninominale è necessario andare insieme anche al proporzionale. Bisogna, cioè, fare una coalizione. Per forza. Esattamente come fa il centrodestra. Si possono inventare stratagemmi elettorali improbabili per ingannare l’opinione pubblica, ma non è possibile aggirare la legge elettorale vigente. Poiché è da escludere che i leader di partito la ignorino, si può affermare che il dibattito di questi giorni ricorda molto il falso decreto della Real Marina delle Due Sicilie di metà Ottocento, il celebre “Facite Ammuina”.
“Tutti chilli che stanno a prora vann’ a poppa
e chilli che stann’ a poppa vann’ a prora:
chilli che stann’ a dritta vann’ a sinistra
e chilli che stanno a sinistra vann’ a dritta:
tutti chilli che stanno abbascio [sottocoperta] vann’ ncoppa
e chilli che stanno ncoppa vann’ bascio
passann’ tutti p’o stesso pertuso [boccaporto];
chi nun tene nient’ a ffà, s’ aremeni [si dia da fare] a ‘cca e a ‘ll à”.
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