Meno Don Chisciotte e più esploratori
Terzo polo, la galassia libdem si compatta e punta alle elezioni del 2027: “L’area può pesare il 10%”
Nuovo appuntamento a Milano. Oggi Pastorella (Azione) riunisce Marattin, Magi, Hallissey e De Nicola. La deputata milanese al Riformista sfida Calenda: “Usciamo dall’isolamento”

Tutti lo cercano, tutti lo vogliono, tutti lo considerano essenziale per aggiudicarsi il grande slam elettorale. Una mania, il ritorno del centro, il “vintage” che s’impone definitivamente, a furor di mercato. Nel centrodestra, Forza Italia rivendica l’imprinting ufficiale e la migliore campagna acquisti.
Il partito di Tajani si è aggiudicato Scelta popolare, il gruppo di Giorgio Merlo (una lunga carriera nell’Ulivo), dopo aver sottratto un deputato a testa ad Azione (Enrico Costa) e a Italia Viva (Isabella De Monte). Nel centrosinistra la caccia prosegue da mesi, ed Ernesto Ruffini è pronto a lanciare una Margherita formato bonsai, “chez” Romano Prodi. C’è anche il via libera del più esperto del ramo, Dario Franceschini, che a Repubblica dice: “Marciamo divisi, ci vuole qualcuno che prenda i voti dei moderati”. Insomma: Elly, non avere paura. Il contagio non poteva escludere la federazione che non riuscì a federarsi, in pratica quelli che avevano in tasca il biglietto vincente della lotteria. Strappato poi in mille pezzi a causa dei due rissosi possessori, Matteo Renzi e Carlo Calenda, e delle loro continue liti.
Quel che resta del sogno “terzista” vive sorprendentemente una nuova stagione effervescente. Ci sono ad esempio Luigi Marattin e Andrea Marcucci che lanciano l’impresa “impossibile”: costruire il nuovo partito liberaldemocratico, centrista per definizione, senza l’aiutino di Giorgia Meloni e di Elly Schlein. Si ritroveranno a Roma l’8 marzo per svelare nome e simbolo della nuova formazione politica; poi il congresso fondativo tra giugno e luglio. E poi c’è Giulia Pastorella, sfidante “coraggiosa” di Calenda al congresso di Azione, che coltiva una “pazza idea”: tornare sul luogo del delitto, rifare il terzo polo senza risse e vedere l’effetto che fa. La deputata milanese fa sul serio e oggi nella sua città riunisce un po’ di amici (Palazzo Castiglioni, dalle 14,30), tra i quali Marattin, il segretario di +Europa Riccardo Magi, il giovane radicale Matteo Hallissey, il libdem Alessandro De Nicola.
«Ho voluto invitare tutti gli interlocutori di area, partiti, associazioni, movimenti per mostrare plasticamente che un’Azione con me segretaria sarebbe un’Azione dialogante e aperta – spiega Pastorella al Riformista – Nella mia mozione per la segreteria ribadirò che per me, alle prossime elezioni politiche, ci devono essere tre schieramenti (destra, sinistra e centro) e che a quell’appuntamento ci si deve arrivare con una proposta liberaldemocratica credibile, unitaria e testata sul campo”. Un’indicazione di percorso che sembra differire da quella del suo segretario, che invece procede a zig zag: un colpo al cerchio e uno alla botte; ruota di scorta del campo largo alle regionali (senza fare eletti) e voti non pregiudizievoli con la maggioranza sulla separazione delle carriere dei magistrati. Diviso tra la paura di rifare il “secondo” del nemico fiorentino nel campo largo, e la sincera pulsione di centrosinistra. «Osservo con interesse il percorso del nuovo partito libdem – continua la deputata, e anche in questo caso distinguendosi dal fondatore – Mi auguro che la concorrenza saprà aumentare e moltiplicare i consensi attorno all’area liberaldemocratica che cuba potenzialmente un 10%, e non finire in una lotta fratricida. Abbiamo già visto le conseguenze di una dinamica simile con Italia Viva».
Quindi che Azione sarebbe con Pastorella segretaria? «Capitalizzerei il nuovo interesse degli iscritti per focalizzarmi ancora di più sulla costruzione del partito territoriale. Dopo 5 anni di esistenza non possiamo più solo fare affidamento sul voto di opinione se vogliamo un consenso solido e duraturo», sogna la sfidante. Insomma, «Azione deve uscire dallo splendido isolamento in cui siamo dalle europee». Ovvero da quando la lotta nel fango tra i due “campioni” del “compianto” Terzo Polo raggiunse l’apice: Stati Uniti d’Europa e la lista di Calenda, entrambi sotto il quorum, con tanti cari saluti a Bruxelles.
Può rinascere qualcosa da quelle macerie? Marattin e Pastorella pensano di sì, magari recuperando il biglietto vincente della lotteria. «La cosa incredibile è che c’è una parte rilevante di chi ha votato nel 2022 per il Terzo Polo che ancora ci aspetta. Una proposta liberale realmente centrista interessa almeno il 10% dell’elettorato», confida Andrea Marcucci. Che – insieme a Marattin, De Nicola e Giannino – ha deciso di provarci. Insomma, meno Don Chisciotte e più esploratori: c’è il centro da colonizzare.
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