E’ difficile trovare un primo capoverso perfetto per trattare un tema stra-abusato come quello delle emissioni, dati i migliaia di articoli e programmi che citano il tema, ma tra il riflettere di un’introduzione o l’altra ci troviamo nel dover trattare questo spinoso quanto interessante tema alla luce di nuove regolamentazioni e per provare a raccontare questo argomento a chi ancora come me, ha sempre bisogno di nuove delucidazioni, e di un continuo storytelling informativo.

Parlando di questo tema non possiamo non pensare al nostro articolo precedente sul grande tema del cambiamento climatico dove si prova a offrire una visione di questo argomento così vasto e pieno di fronti dal quale trattarlo. L’impatto del cambiamento climatico è un fatto non mimetizzabile e rallentare la velocità del riscaldamento globale è una questione seria, e importante. Tutta questa introduzione ci porta a una prima domanda.

Quali sono i gas che influiscono sul riscaldamento globale e come influiscono sulla temperatura?
Stando a una definizione facilmente trovabile sul sito del parlamento europeo questi gas, ovvero l’anidride carbonica (CO2), il metano(CH4), il protossido di azoto(N2O), gli idrofluorocarburi (HFC), esafluoruro di zolfo(SF6), e trifluoruro di azoto(NF3), “intrappolano il calore del sole e gli impediscono di disperdersi nello spazio, provocando così il riscaldamento globale.” In questo articolo proveremo a trattare uno dei gas che se venisse ridotto tempestivamente di emissioni produrrebbe “benefici immediati, che il semplice contrasto alla CO2, da solo, non può garantire.” Come si evince dal sito dell’EDF(Environmental Defense Fund) sulle emissioni di metano.

Il metano è un gas a effetto serra abbastanza potente. Influisce 80 volte più della CO2 nei primi 20 anni in cui viene emesso nell’atmosfera e nel corso dell’ultimo secolo la quantità nell’atmosfera è più che raddoppiata. In poche parole è molto più del semplice gas che esce dai nostri fornelli di casa che utilizziamo per cucinare le nostre cene e i nostri pranzi, quando non ordiniamo dal take-away.

Prendendo in visione questo tema, non sveliamo un segreto dicendo che ci sono diverse opinioni, visioni, quindi prese di pozione sull’argomento. Per questo iniziando questa introduzione ci siamo imbattuti sull’EDF, ma ci imbatteremo anche sulla regolamentazione presente e faremo un breve accenno sulle varie aziende player nel mercato.. senza mai scordarci della nostra ormai ridotta capacità di attenzione mentre leggiamo dai pixel dei nostri amati schermi.
La posizione di EDF(Environmental defense fund) è chiara: aumentare la presa di coscienza da parte di istituzioni e imprese che per troppo tempo hanno trascurato l’argomento. L’Europa, come principale importatore di gas fossile al mondo e “può avere un ruolo rilevante nel contrasto alle emissioni di metano, non solo all’interno dell’Unione , ma anche oltre i propri confini.”

Mentre l’organismo pan-europeo GD4S, che raggruppa i distributori di gas di 7 Paesi è in linea con l’obbiettivo della commisione europea di agire in modo proattivo per ridurre le emissioni di metano. In poche parole, tutti gli stakeholder interessati (dalle ONG alla politica , passando per gli stekehokder industriali) hanno rappresentato ai governi e al Parlamento Europeo le loro idee sulla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulle riduzioni delle emissioni di metano nel settore energetico Alcuni hanno posto l’accento sulla obbligatorietà e sui tempi ravvicinato di controllo, altri come quelli del settore Oil and Gas , pure partecipi con importanti scelte volontarie dello sforzo globale per ridurre spreco e inquinamento (che in questo caso sono la stessa cosa) insistono su efficacia, sostenibilità ed adeguatezza delle misure.

Le aziende (e aggiungiamo per l’Italia anche regolatori) della filiera oil and gas e quelle di distribuzione hanno lavorato alacremente (ed ottenuto secondo le analisi ISPRA buoni risultati) per controllare, mitigare e ridurre le emissioni di metano per motivi di sicurezza e ambientali.
Le priorità principali dei membri di GD4S:
● rilevazione tempestiva e nella riparazione delle perdite di gas per garantire la sicurezza della rete,
● qualità del servizio,
● Procedure rigorose e investimenti significativi in nuove tecnologie, hanno permesso a molte aziende importanti l’adesione, all’iniziativa volontaria OGMP 2.0 per la segnalazione e la riduzione delle emissioni di metano e di ottenere lo status di “Golden Standard”.

Il “dettaglio” rilevante rispetto alla posizione stringente adottata dal Parlamento, che ha aperto la serie di triloghi, riguarda l’efficacia, la fattibilità tecnica e la convenienza economica.

I Punti critici di preoccupazione

Riguardano disposizioni che devono essere modificate per perseguire una riduzione efficace delle emissioni di metano, con regole tecniche e condizioni sostenibili sia per le aziende che per i consumatori:

1. Frequenza delle campagne LDAR
Oggi le reti hanno ispezioni delle reti dei Gas regolate dagli Enti nazionali di regolamentazione (NRAs) con un diverso insieme di regole in ciascuno Stato membro. Le frequenze variano fino a 5-6 anni, a seconda della pressione nella condotta, del materiale di cui è composta e dell’esposizione ad agenti esterni
I sistemi di rilevamento sono dell’ordine delle decine di grammi all’ora. Il regolamento proposto richiede quattro campagne all’anno utilizzando una soglia di concentrazione di 500 ppm, la stessa per l’upstream (pozzi di gas, terminali LNG), il midstream (reti di trasporto a livello internazionale e nazionale) e il downstream (distribuzione in ambiente urbano). Obblighi che uniscono una soglia irrilevante con frequenze molto elevate.
Agli operatori si finirebbe per chiedere la ripetizione di una ricerca inefficace, individuando e riparando quasi nessuna perdita, ma a un costo molto più elevato rispetto a oggi per i clienti industriali e residenziali.
Non è ciò di cui abbiamo bisogno per combattere le Emissioni di Metano.
La proposta è di affidare a un organismo tecnico indipendente – CEN – l’incarico di stabilire la frequenza e le soglie per le campagne LDAR.
Nel frattempo regole provvisorie:
1. differenziate per upstream, midstream e downstream; e
2. un approccio basato sul rischio che tiene conto dei materiali delle condotte e della loro propensione a perdere.

2. Procedure di monitoraggio, segnalazione e verifica
OGMP 2.0, iniziativa guidata dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), è riconosciuta nel regolamento come riferimento per le procedure di monitoraggio, segnalazione e verifica (MRV). Questo significativo lavoro non viene preso in considerazione nella proposta della Commissione.
Suggeriamo di affidare al CEN la definizione di procedure MRV coerenti con le linee guida tecniche OGMP 2.0, per evitare duplicazioni e ulteriori oneri di segnalazione e monitoraggio.
Data l’estensione delle reti dei DSO e la pressione molto bassa a cui viene gestita una parte rilevante della rete, ci sono perdite con un valore di emissione trascurabile. Pertanto, proponiamo una soglia de minimis, al di sotto della quale le emissioni non devono essere segnalate, per evitare un eccessivo onere per attività formali di monitoraggio e segnalazione senza un reale beneficio in termini di riduzione delle emissioni.

3. Sfiato
Qui molti hanno fatto passo avanti ed incoraggiato pratiche di eliminazione
Si riconosce anche nella proposta della Commissione che, vi sono una serie di attività, come piccoli interventi di manutenzione, sostituzione dei contatori o attività di riparazione, durante le quali vengono rilasciate quantità trascurabili di metano e consente di effettuare tali operazioni senza necessariamente istituire sistemi per catturare o evitare tali emissioni. Ma, richiede che tutti gli eventi vengano segnalati singolarmente entro un rigoroso limite di tempo.
Poichè il numero di tali operazioni è nell’ordine delle diverse centinaia di migliaia all’anno e per operatore, una segnalazione troppo frequente rischia di essere eccessivamente onerosa sia per le imprese che per le autorità di verifica.
Varrebbe la pena di aggregare tutti questi eventi e segnalarli collettivamente una volta all’anno.Nel momento in cui l’Italia si propone come hub del gas, puo esserlo con tutti gli stakeholder anche della riduzione delle emissioni senza rompere il fronte tra fautori della crescita e alfieri della transizione L’obbiettivo è fare in modo sostenibile e conveniente una scelta coerente e adeguata. Lo stesso di tutta l’europa e anche di chi si batte per fare uscire “il fattore gas” dalla area del rischio per entrare in quella della ragionevole transizione.

Quindi ridurre le emissioni di metano potrebbe aiutarci a ridurre il riscaldamento globale, se le aziende seguono procedure rigorose e adottano nuove tecnologie.
Per eventuali chiarimenti o consigli e riflessioni, come nei precedenti tweet, attendo vostre notizie su: uncaffeinpiattaforma@gmail.com.

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Matteo Cocco, classe 1995, ispettore controllo qualità, con esperienza in progetti oil & gas, e renewables.