La sentenza contro il fondatore di Viasna
Il Nobel per la pace Bialiatski condannato a 10 anni in Bielorussia, la “vergognosa ingiustizia” del regime di Lukashenko
Il premio Nobel per per la pace 2022 Ales Bialiatski, insignito del riconoscimento assieme all’organizzazione russa per i diritti umani Memorial e al Centro per le libertà civili dell’Ucraina, è stato condannato da un tribunale bielorusso a dieci anni di reclusione in una colonia penale a regime duro.
Il 60enne attivista bielorusso è il co-fondatore di Viasna, movimento democratico fondato in Bielorussia a metà degli anni ’80. Bialiatski, così come Valentin Stefanovich, Vladimir Labkovich e Dmitrij Soloviev, a loro volta difensori dei diritti umani bielorussi, stati accusati di contrabbando e organizzazione di azioni “che hanno gravemente violato l’ordine pubblico”, e di “partecipazione attiva” a questi fatti.
Secondo lo stesso Viasna Stefanovich Labkovich sono stati condannati rispettivamente a nove e sette anni di reclusione mentre Solovyov, che aveva lasciato il Paese, è stato condannato a otto anni di reclusione in contumacia.
⚡️Viasna leader and #NobelPeacePrize laureate Ales Bialiatski sentenced to 10 years in prison#FreeViasna pic.twitter.com/sVLL7mxCZr
— Free Viasna (@FreeViasna) March 3, 2023
Le accuse strumentali da parte del regime di Minsk, fedele alleato di Vladimir Putin, riguardano il presunto “contrabbando di almeno 201.000 euro e 54.000 dollari” e di “finanziare manifestazioni di protesta con il pretesto di attività per i diritti umani“.
Bialiatski, assieme ad altri esponenti del centro per i diritti umani, è in carcere dal luglio 2021 e il processo era cominciato a gennaio. Una sentenza che Svetlana Tikhanovskaya, leader dell’opposizione bielorussa al regime di Aleksandr Lukashenko, ha definito “vergognosa ingiustizia“. “Il premio Nobel per la Pace Ales Bialiatski è stato condannato a 10 anni di carcere, Valiantsin Stefanovic a 9 anni e Uladzimir Labkovich a 7 anni nel falso processo del regime contro i difensori dei diritti umani. Dobbiamo fare di tutto per combattere questa vergognosa ingiustizia e liberarli“, ha scritto Tikhanovsksya su Twitter. La Bielorussia è guidata dal 1994 da Aleksandr Lukashenko, soprannominato “l’ultimo dittatore d’Europa” e il cui regime è accusato di gravi violazioni dei diritti umani.
Chi è Bialiatski
Già dagli anni Ottanta era attivo nelle proteste antisovietiche, contribuendo a fondare un gruppo di chiamato Partito clandestino bielorusso “Indipendenza” che promuoveva l’uscita della Bielorussia dall’Unione Sovietica per farne un paese sovrano e democratico.
Bialiatski è stato arrestato per la prima volta nel 2011 dal governo autoritario di Alexander Lukashenko con l’accusa di evasione fiscale, restando in carcere fino al 2014 con accuse da molti considerate politicamente motivate.
Oggi Bialatski è in prigione, per aver partecipato nel 2020 alle proteste di massa seguite alla vittoria alle elezioni di Lukashenko, pur senza aver subito ancora un processo. Nato in Karelia, Russia, il 25 settembre 1962, Bialatski ha trascorso il suo sessantesimo compleanno in un carcere bielorusso: dal 1996, anno di fondazione il Viasna Human Rights Centre, ad oggi, è stato arrestato ben 25 volte. Viasna, che significa Primavera, si è poi trasformata in un’ampia organizzazione per i diritti umani che documenta e protesta contro il ricorso alla tortura sui prigionieri politici.
Nelle motivazioni per il premio Nobel dello scorso anno Bialataski veniva descritto come “uno degli iniziatori del movimento per la democrazia emerso a metà degli anni ’80 in Bielorussia, che ha dedicato la sua intera vita a promuovere la democrazia e lo sviluppo pacifico del suo Paese“.
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