Guido Crosetto è il Ministro della Difesa. Luca Bizzarri fa l’attore e il presentatore. Così almeno, si legge nelle mini biografie inserite nei loro account di Twitter. Le due categorie professionali, da un lato il politico e dall’altro il comico, dovrebbero avere pochissime intersezioni, sempreché le pensiamo attive fuori dall’info-sfera digitale. Infatti, ministro o comico che siano, scienziato o giornalista, edicolante o disoccupato, quando ci immergiamo nel magma della disintermediazione della rete e, in particolare, in quella dei social network, è oramai assodato che le paratie tra ruoli, toni e percezioni si sbriciolano di colpo. Anzi, in un tweet.

L’ennesima riprova di questa ibridazione irreversibile, propria della dimensione digitale, l’abbiamo avuto nel confronto-scontro tra @GuidoCrosetto e @LucaBizzarri.

Il ministro lunedì mattina ha ribadito in un tweet pubblicato sul suo account, senza spunta blu, di aver chiesto alla piattaforma di “intervenire nei confronti” del profilo @GuidoCrosett Ministro della Difesa parody” perché sono centinaia gli utenti che lo scambiamo per quello “vero” e partecipano così a delle discussioni che si auto-alimentano dalla confusione.

Nel dibattito, che subito dilaga, s’infilano a più riprese, generando quella mutazione dei ruoli di cui si è detto poc’anzi, Luca Bizzarri che commenta il tweet: “è un sito dichiaratamente parodistico, c’è scritto ben chiaro. Vogliamo chiudere anche le parodie? La finite di considerare chi fa satira un avversario? Fate bene il vostro mestiere e preoccupatevi dei motivi per i quali alcuni lo scambiano per quello vero, piuttosto”; poi è la volta dello stesso account “Crosetto Parody” che replica sia al ministro che allo stesso Bizzarri: “Caro Luca, il prossimo è lei, ma lo sa che lo vede bene in seconda serata su #discovery dopo #FabioFazio?” e per completare il giro di valzer, è lo stesso Crosetto a rispondere a Bizzarri: “le assicuro che problema non sono io perché il mio servizio lo so svolgere con il decoro e la competenza che serve. Pensi al suo mestiere”.

Insomma, questo breve spaccato di risposte, di precisazioni e di repliche alle contro-repliche che si sono alimentate a partire dal primo tweet di Crosetto ci confermano che l’ibridazione è una mutazione congenita alla disintermediazione digitale che non vede solo chi fa finta o non vuole vedere per un interesse di bottega. Così, contrariamente a quanto scrive “l’attore” Bizzarri non è più solo un comico, oltretutto se poi hai una platea social da 1,6 milioni di follower, e dietro questa cornice non può rifugiarsi all’occorrenza, quando rimbrotta direttamente al “politico” Crosetto che “se c’è gente che lo confonde con quello vero è perché ci sono un sacco di fessi in giro, o perché quello finto somiglia a quello vero. In entrambi i casi non c’è da stupirsi o da censurare, si tira avanti cercando di fare il proprio mestiere. Chi non è, nel suo caso, discutere sui social”.

Parimenti, anche il “politico” Crosetto non è più solo un politico, ma nella dimensione social, spregiudicatamente orizzontale, è già altro, perché è anzi tutto follower tra i follower e come tale, volente o nolente, è costretto a lasciare fuori la porta una quota consistente di quella reputazione che invece avrebbe potuto facilmente spendere nella dimensione fisica. Ecco, molto spesso i nostri social influencer, a prescindere dai loro ruoli originari, dimenticano questa regola ontologica che accomuna tutte le piattaforme e si pensano come unici invece che come attori ibridi, l’unica natura che gli consente di avere la credibilità necessaria.

Social Status

@GuidoCrosetto 270.783 follower

@GuidoCrosett parody 3.072 follower

@LucaBizzarri 1,6 milioni follower

Avatar photo

Domenico Giordano è spin doctor per Arcadia, agenzia di comunicazione di cui è anche amministratore. Collabora con diverse testate giornalistiche sempre sui temi della comunicazione politica e delle analisi degli insight dei social e della rete. È socio dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Quest'anno ha pubblicato "La Regina della Rete, le origini del successo digitale di Giorgia Meloni (Graus Edizioni 2023).