Via il segreto di Stato per tutte le stragi. Lo chiedono in un’interrogazione rivolta al presidente del consiglio di senatori di FdI ed è una richiesta indiscutibilmente giusta anche se di portata concreta limitata. Al centro dell’attenzione c’è soprattutto la strage di Bologna, dal momento che è in corso un ennesimo processo, stavolta contro i presunti mandanti che sarebbero alla sbarra se nel frattempo non fossero tutti morti e contro il presunto esecutore materiale finale, Paolo Bellini.

In realtà il segreto di Stato ostacola in misura limitata la ricerca della verità sulla strage di Bologna, e anche le indagini sulle altre grandi stragi degli anni ‘60 e ‘ 70 a partire da piazza Fontana, o su quelle di mafia dei primi anni ‘90, non sono state rese più difficili o fuorviate ricorrendo apertamente alla formula del segreto di Stato ma con metodi ben più subdoli, come il depistaggio per la strage di Bologna per il quale sono stati condannati Licio Gelli (uno dei defunti “processato” oggi per la strage del 2 agosto 1980). Si trattava in realtà di un “impistaggio” dal momento che le false tracce indicavano proprio i Nar, poi condannati e sino a quel momento neppure indagati ma lo scopo di sviare le indagini era ugualmente chiaro e fu perseguito senza bisogno di secretare niente.

Le cose stanno diversamente in un solo caso, quello di Ustica, dove la manovra per evitare che si scoprisse chi era responsabile dell’abbattimento del Dc-9, in uno scenario di guerra internazionale, ha coinvolto direttamente troppi apparati dello Stato per poter escludere che nascosto in qualche fascicolo secretato non sia nascosta qualche indicazione precisa. Del resto proprio l’anno scorso la presidente onoraria dell’associazione “Vittime di Ustica” aveva chiesto che venissero desecretate le informative del capoposto del Sismi in Medio Oriente Giovannone, con le quali, nel giugno del 1980, il colonnello annunciava un grave attentato in Italia organizzato dal Fplp palestinese a Beirut. L’informativa potrebbe essere più attinente a Bologna che non a Ustica ma Giuliana Cavazza le riteneva comunque “interessanti per disegnare lo scenario”. La risposta è stata comunque negativa. Le carte sono rimaste secretate perché il renderle note, scrisse allora palazzo Chigi, “arrecherebbe un grave pregiudizio agli interessi della Repubblica”.

La corte di Bologna che era proprio in quel momento impegnata in uno dei tanti processi per la strage, quello contro Gilberto Cavallini, peraltro non ritenne necessario neppure chiedere l’accesso a quelle informative, considerandole superflue. La richiesta di eliminare il segreto di Stato, in particolare se riguardante stragi, a prescindere dalla maggiore o minore utilità immediata, è però una richiesta di civiltà. Alcuni anni fa era stato calcolato il chilometraggio che i fascicoli secretati occuperebbero se messi in fila: 27 km. Che quella battaglia di civiltà, un tempo propria della sinistra, sia stata lasciata ora a FdI è un segno dei tempi. Tra i più cupi.