Il sindaco di Catania, Enrico Trantino, ha chiesto al Premier Giorgia Meloni l’intervento dell’Esercito nella città siciliana. Detta così sembra una cosa da legge marziale, dal Dio Marte caro ai romani, un’idea reazionaria e di destra, infatti le sinistre locali gridano al liberticidio, idem commercianti, categoria culturalmente primaria nella città Etnea, e gli albergatori. Stranisce la confluenza ideologica tra partiti della working class e imprenditori nell’avere fastidio dell’Esercito per le strade. Ovviamente, il parallelismo evocato da alcuni con Trump è fuori dal mondo, e dalla tradizione democratica dell’Esercito italiano.

Qui non bisognerebbe manganellare manifestanti per i diritti civili, come a Los Angeles, ma si dovrebbero ristabilire i diritti di minima sicurezza delle tante persone perbene che abitano non solo a Catania, ma anche nelle altre due città metropolitane siciliane. A Monreale, alle porte di Palermo, una banda di delinquenti giovanissimi ha fatto una strage di altri giovani ragazzi poche settimane fa, e gli episodi di pestaggi, movida selvaggia, stupri, come quello della Villa Bellini a Catania, o del Foro Italico a Palermo, accoltellamenti, regolamenti di conti fra spacciatori, racket ed estorsioni, sono innumerevoli. E le modalità operative delle attuali forze di sicurezza, le quantità a disposizione di agenti in campo, l’addestramento nei confronti di questi fenomeni che non sono investigativi, sono risibili per affrontare un fenomeno di portata sociale quasi endemica.

Le periferie, i giovani senza futuro, senza istruzione e quindi senza lavoro, il degrado strutturale dei quartieri, delle abitazioni, i pochi mezzi sugli interventi sociali, hanno causato un fenomeno di abbandono totale di qualunque freno inibitore sociale, nello stare al di fuori delle regole della convivenza civile. Molti quartieri nelle città siciliane, diciamolo francamente, erano controllati dalla criminalità organizzata, che non voleva troppa attenzione, troppo allarme sociale, perché disturbava i propri interessi. Paradossalmente, le continue vittorie sulla criminalità organizzata, verticistica in Sicilia, hanno lasciato il territorio in mano a una nuova delinquenza sociale e culturale, senza controllo, non solo nelle periferie.

Quando un turista va a Parigi nelle stazioni ferroviarie o nelle metro si imbatte in tantissime squadre di agenti di corporatura scoraggiante, muniti di taser, manganelli, armi automatiche e mitra. Nessuno a Parigi, soprattutto i turisti, si sentono minacciati, ma forse rassicurati, della presenza forte, robusta, attrezzata alle eventuali emergenze, dello Stato francese. A Palermo la “Vucciria”, mercato arabo storico, è zona franca. La legge lì non ha alcun valore e gli agenti sparuti che raramente intervengono vengono pure pestati, cosa che è più volte successo anche a Catania. Enrico Trantino ha il merito di dire le cose come stanno, senza allarmismo, ma con profonda concretezza.

Se lo Stato non vuole far vedere le tute mimetiche, mandi un paio di migliaia di agenti di polizia, non investigatori o occupanti scrivanie, ma giovanottoni/e addestrate alla sommossa, agli scontri fisici, a fare spaventare con uno sguardo i “Picciotti” di squadra che, liberi da gerarchie, ormai scorrazzano per le strade nel mito di Gomorra, che vogliono prendersi senza lavoro o meriti, quello che ritengono loro. L’Esercito non è la soluzione, è il deterrente, ma senza freni queste città, che pur hanno altre valide risorse giovanili, scivoleranno nella terra di nessuno, dove c’è solo disperazione.