Tim fa gola ai francesi di Iliad. Da qualche giorno, la stampa specializzata europea sta ipotizzando una serie di operazioni straordinarie da parte della società transalpina di comunicazione sul colosso italiano della telefonia. Le voci sono state confermate da più parti, e prevedono due scenari: il primo è che Iliad lanci un’offerta pubblica di acquisto per rilevare la totalità delle azioni della multinazionale italiana; il secondo invece parla di una joint venture, una collaborazione paritetica che possa poi portare alla fusione tra le due società.

Le riflessioni del governo

Su queste voci, i due titoli corrono in Borsa. Il tutto però dovrà essere approvato dal governo italiano, che potrebbe esercitare il Golden Power, cioè la facoltà che ha di tutelare le aziende italiane che gestiscono servizi strategici per il paese. Ecco perché Iliad avrebbe messo in campo una collaborazione con Lazard, per consultare il ministero dell’Economia e delle Finanze e capire l’orientamento dell’esecutivo su questo tipo di operazione. Al momento Giancarlo Giorgetti tace: il titolare del Mef ancora non ha dato un suo parere. Probabilmente da Roma vorranno capire quanto c’è di reale negli scenari raccontati in questi giorni e cercare il modo in cui tutelare al meglio l’interesse nazionale.

I precedenti Swisscom e Kkr

Da qualche tempo le telecomunicazioni italiane fanno gola a molte aziende globali. Basti pensare all’acquisizione da parte di Swisscom di Vodafone Italia e alla successiva fusione del marchio con Fastweb; operazione che si è conclusa all’inizio di gennaio. Nel 2024, poi, il fondo americano Kkr ha acquistato la rete Tim per la gestione delle comunicazioni web e telefonia in Italia. Tutto questo attivismo si giustifica per una serie di ragioni. Anzitutto, le possibilità di creare profitti in Italia sono ancora molto alte. Il mercato non è saturo e la riorganizzazione delle grandi imprese lascia spazi di manovra anche a nuovi attori. Ancora, l’efficientamento dei processi è una delle chiavi di lettura di questi “acquisti”; efficientamento che crea spazi di profittabilità. Infine, a differenza di molti mercati, quello della telefonia nel nostro paese è tra i più apertamente concorrenziali. Le aziende estere, perciò, giudicano l’Italia terreno fertile per consolidare le proprie posizioni o poter allargare i propri business di riferimento. Senza contare che, quando una multinazionale s’interessa all’Italia, è sempre una buona notizia.

Dov’è finito il sovranismo?

Sebbene chi è oggi al governo in passato abbia gridato al tradimento per queste operazioni, oggi invece lascia che le grandi aziende agiscano liberamente sul nostro territorio. Sia chiaro: l’esecutivo di Giorgia Meloni fa benissimo a incentivare gli investimenti diretti esteri in Italia. Farebbe bene però a ricordare che, quando il mercato agisce per il meglio dei consumatori, è sempre una buona notizia anche se l’operatore è straniero. Quindi ben vengano le operazioni in Italia come quelle fatte da BlackRock, che acquisisce quote di Ferrovie e di Eni, o quelle di Kkr. L’esecutivo deve preoccuparsi non di difendere sterilmente l’italianità; piuttosto deve vigilare sulla tenuta dei posti di lavoro, sulla crescita e sul miglioramento dei servizi per il cittadino e sulla consapevolezza della strategicità di alcuni asset.

Il pericolo, infatti, è che le grandi multinazionali vogliano tarpare le ali a un campione italiano per combattere la concorrenza, senza portare alcun beneficio al sistema paese. Se, invece, si investe per la crescita allora è sempre una buona notizia. Anche se a investire sono gli odiati cugini francesi.

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