I ribelli del movimento M23 sono entrati nella grande città di Bukavu, capitale del Kivu del Sud. Dopo la rottura della tregua i miliziani avevano ricominciato ad avanzare prendendo il controllo di due cittadine ad un centinaio di chilometri da Bukavu. I rinforzi dell’esercito congolese non erano bastati per arginare l’avanzata e ieri era caduto l’aeroporto della grande città, situato a 30 km dalla periferia nord.

Le autorità locali hanno chiesto alla popolazione di chiudersi in casa, ma allo stesso tempo avevano garantito che Bukavu non sarebbe finita in mano all’M23. La città è difesa anche da un contingente dell’esercito del Burundi che era arrivato qui per controllare il confine fra Congo e Burundi, ma da un mese si sono spostati in accordo le FARDC (Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo) per formare un fronte comune di resistenza. Le formula sembra molto simile alla conquista di Goma, quando piccoli contingenti dei ribelli entrarono di notte nella città prendendo il controllo dei primi quartieri.

L’esercito Congolese non fa altro che ritirarsi

A Bukavu è stato ripetuto lo stesso schema e la polizia e l’esercito hanno già abbandonato la prima periferia della grande città che già passa sotto controllo del movimento M23. In queste condizioni sembra inevitabile la conquista di Bukavu perché l’esercito Congolese non fa altro che ritirarsi. Resta da capire il ruolo che vorranno giocare i militari del Burundi qui schierati, che però potrebbero arrivare ad uno scontro diretto con le truppe ruandesi che affiancano i miliziani.

Una guerra mondiale africana

Quello che molti osservatori avevano troppo frettolosamente relegato ad un conflitto regionale, si sta trasformando in un’autentica guerra mondiale africana perché sono già direttamente coinvolti il Congo, il Ruanda, il Burundi e l’Uganda. Con un contingente internazionale, che ha già subito diverse perdite, anche il Sud Africa è protagonista nelle regioni orientali del Congo insieme a militari di Tanzania e Malawi che stanno pensando a ritirarsi. Al summit dell’Unione Africana la situazione nella Repubblica Democratica del Congo è stata oggetto di confronto e si è deciso di riunificare i processi di pace di Luanda e Nairobi, dove Kenya ed Angola si stanno muovendo in qualità di mediatori.

La Rdc ha anche denunciato il Ruanda alla Corte africana per i diritti umani e dei popoli (Cahdp), per violazione delle frontiere e massacri nel Nord Kivu ma il tribunale di Arusha è famoso per le sue lungaggini. Il presidente congolese Felix Tshisekedi si trova a Monaco alla Conferenza Internazionale per la Sicurezza dove ha insistentemente chiesto sanzioni contro il Ruanda, ma sembra difficile che qualcuno voglia davvero opporsi alle azioni ruandesi che sono il frutto di equilibri internazionali fuori dal controllo di Kinshasa, mentre i profughi sono arrivati a mezzo milione e le  agenzie delle Nazioni Unite hanno denunciato l’estrema insicurezza alimentare in cui versano i campi profughi improvvisati in zone impervie e irraggiungibili.

Avatar photo

Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi