Continuano le polemiche contro il trapper Junior Cally, sotto accusa per il testo di una canzone del 2017. Non quindi quella che porta a Sanremo, ma un testo in cui si descrive una scena di violenza contro una donna. Chi lo accusa, pensa che esalti la violenza, lui si difende dicendo che racconta storie e che purtroppo nel suo mondo c’è chi pensa e agisce così.  Ieri, prima dell’esibizione, ha rincarato la dose Gessica Notaro: ospite a Sanremo la donna, che è stata colpita al viso con l’acido dall’ex, ha contrapposto la maschera che lei ha dovuto portare a lungo alla maschera che Cally usa come indumento di scena.

Il dolore che ha vissuto merita il più grande rispetto, ma in punta di piedi per la sua rabbia e il suo dolore ci permettiamo di dire che non è prendendosela con Junior Cally, cioè personalizzzando un problema gigantesco e generale, che si può risolvere un dramma così grande come quello della violenza degli uomini sulle donne. Contro il trapper c’è stata una sollevazione di scudi moralista che rischia di distogliere l’attenzione dalla vera questione che, nel primo giorno di festival, ha raccontato molto bene Rula Jebreal: l’assassino ha le chiavi di casa. È all’interno delle relazioni, delle famiglie, del rapporto uomo donna che si deve indagare e si deve puntare il dito. Prendersela con Junior Cally non solo è ingiusto, ma anche totalmente inutile.

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