Caro “Dio della televisione”,
lo ammetto, è tanto che non frequento le tue frequenze, e da ancor di più non pigio i capitoli 1, 2 e 3 del telecomando. Quindi, quando parlo di te, sostanzialmente non so più di cosa sto parlando perché lo sai, abbiamo interessi diversi, e io mi sono smarrita nel ciclo infernale delle serie americane.

Hai perso la tua pecorella? Anche se assente, continuavo a pagare il canone. Non frequentavo ma credevo ancora – un po’ – in te: tutto sommato avevi ascoltato le mie preghiere per una maggiore presenza femminile nel palinsesto, e promosso “Le ragazze” sul 3, e i “Pezzi Unici” sull’1. Ero salita persino sul monte RaiPlay per guardarmele con calma, ed ero quasi felice perché il mio obolo era servito a qualcosa, alle ragazze magari che, come me, non si sentivano considerate e rappresentate. Alle registe, alle attrici, alle presentatrici, alle giornaliste ma soprattutto alle donne normali che studiano e lavorano e non hanno così tanto tempo da dedicare alla tivù o a certi canoni che il luogo “sacro” impone.

Sì, perché ancora la situazione è sempre che noi, ragazze, si deve venire alla “messa” tutte in ghingheri, e l’abito casual maschile ci è un po’ precluso, nonostante le trasmissioni, suvvia, non siano delle vere e proprie funzioni. Cioè, dovrebbe essere il contenuto a guidare, no? Lo dicevo e lo dico sempre, ma insomma, poi, porto pazienza, e bevo il triste calice.

Tutto ciò fino a ieri l’altro. Quando, ad un tratto, sono saltata sulla sedia, e per un attimo – lo ammetto – ho perso la fede. È stato quando il secchione della prima fila (Amadeus, letteralmente, colui che ama Dio, ndr) se n’è uscito – in un incontro pubblico – con descrizioni puramente estetiche delle sue compagne di viaggio al Festival di Sanremo.

Ma erano in sauna o a una conferenza stampa, nella casa del “signore della televisione”? Erano dall’estetista a farsi insieme la pedicure, o in un luogo deputato a rappresentarci tutte, al meglio, se possibile, e darci pari voce?

Amadeus, forse inconsapevolmente, ha trasformato la presentazione di Sanremo in un mix imperdonabile di banalità da parrucchiere e volgarità da spogliatoio: «La donna che sa che deve stare un passo avanti, o un passo indietro, rispetto a un uomo». Siamo alla coda del supermercato o ai titoli di coda della televisione pubblica?

Caro “Dio della televisione”, io lo so che tu non sei mai stato femminista, e che di lavoro da fare ne hai ancora tanto nella tua casa tv, ma questa volta, senza rancore, chiedi ad Amadeus di dimettersi e lasciare il passo a una donna che ci rappresenti. O quanto meno, presenti degnamente la canzone popolare italiana.

P.S. Nella mia unica esperienza televisiva nella tv pubblica, “Il Tornasole” di Andrea Pezzi, le autrici e gli autori erano soliti invocare il “Dio della televisione”. L’idea del pezzo viene appunto dalle notti insonni passate per Rai2.