Con una affluenza al volto inferiore al 50%, il conservatore Ebrahim Raisi, capo della magistratura, e favorito del leader della Rivoluzione islamica, l’ayatollah Ali Khamenei, è stato eletto presidente dell’Iran con il 61,95% dei voti. La vittoria era data per certa e già in mattinata, prima dell’ufficialità dei risultati, i rivali si sono congratulati con Raisi.

Il magistrato ha promesso che il nuovo governo farà ogni sforzo per risolvere i problemi del Paese e in particolare i problemi del popolo. E ha detto che si consulterà con il presidente del Parlamento iraniano e altri esponenti politici, “per formare un governo che possa mantenere la fiducia della gente”. Sebbene l’Ayatollah Khamenei abbia parlato di vittoria del popolo contro la propaganda dei media occidentali, i dati hanno mostrato la bassa partecipazione dell’elettorato. L’affluenza è stata del 48,8%, il dato più basso della Repubblica islamica.

L’attacco di Israele: “Raisi-macellaio più estremista fino a oggi”

L’elezione ha scatenato la reazione di Israele. “Dopo che il Leader Supremo ha effettivamente dettato al pubblico iraniano chi poteva scegliere, meno del 50% dei cittadini iraniani aventi diritto al voto ha eletto il suo presidente più estremista fino ad oggi”, twitta il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Lior Haiat. Raisi è stato definito come “il macellaio di Teheran denunciato dalla Comunità internazionale per il suo ruolo diretto nelle esecuzioni extra giudiziali di oltre 30mila persone“.

“Il nuovo presidente dell’Iran, è un estremista responsabile della morte di migliaia di iraniani”, ha aggiunto il ministro degli Esteri Yair Lapid, leader del partito politico Yesh Atid, “La sua elezione dovrebbe provocare una rinnovata determinazione a fermare immediatamente il programma nucleare iraniano e porre fine alle sue distruttive ambizioni regionali”.

Vittoria schiacciante: i dati

L’ufficialità della vittoria di Raisi è arrivata a metà mattinata. Il ministero dell’Interno ha annunciato che il conservatore ha incassato 17.926.345 di voti contro i 3.412.712 dell’ex comandante dei Pasdaran, Mohsen Rezaei, i 2.427.201 del riformista ex capo della Banca centrale Abdolnasser Hemmati, e i 999.718 di Amirhossein Ghazizadeh Hashemi. Hemmati è stato tra i primi a congratularsi con Raisi: “Spero che la sua amministrazione fornisca motivi di orgoglio per la Repubblica islamica dell’Iran, migliori l’economia e la vita per la grande nazione iraniana”, ha scritto su Instagram. L’elezione di Raisi “promette l’istituzione di un governo forte e popolare per risolvere i problemi del Paese”, ha scritto Rezaei su Twitter.

Gli auguri di Putin

A congratularsi con il nuovo leader è stato anche il presidente russo Vladimir Putin che ha espresso la speranza di un “ulteriore sviluppo di una cooperazione bilaterale costruttiva”. Il voto si è concluso alle 2 di notte di sabato, dopo che il governo ha esteso l’orario di apertura dei seggi per smaltire l'”affollamento”.

Seggi stracolmi in tv

La televisione di Stato ha cercato di minimizzare sul dato della bassa affluenza e ha trasmesso scene di seggi stracolmi in diverse province, cercando di mostrare una corsa alle urne dell’ultimo minuto. Da quando la rivoluzione del 1979 ha rovesciato lo Scià, la teocrazia iraniana ha citato l’affluenza alle urne come segno della sua legittimità, a cominciare dal primo referendum (che ottenne il 98,2% dei consensi) per chiedere sei i cittadini volessero o meno una Repubblica islamica. L’elezione arriva mentre il Paese è afflitto non solo dalla pandemia di Covid-19, ma anche da una pesante crisi economica causata dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti durante l’era dell’ex presidente Usa Donald Trump, che si è ritirato unilateralmente dal Jcpoa. I rapporti tra Teheran e Washington restano tesi, così come quelli con Israele. Anche Tel Aviv ha visto un cambio dell’esecutivo con l’estromissione di Benjamin Netanyahu dalla guida del Paese dopo 12 anni. Resta da vedere come e se l’avvento dei nuovi leader, compreso l’arrivo alla Casa Bianca di Joe Biden, cambierà gli equilibri nella regione mediorientale.

 

 

 

 

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