Un voto atteso che segnerà lo spostamento a destra del Paese. In Iran sono aperti da questa mattina i seggi per eleggere il nuovo presidente che sostituirà dopo anni il moderato Hassan Rouhani, che dopo due mandati consecutivi non ha potuto ricandidarsi.

Elezioni che, secondo sondaggi e principali osservatori internazionali, dovrebbe avere un esito scontato: dai quattro candidati ufficiali dovrebbe uscire vincente Ebrahim Raisi, attualmente capo del sistema giudiziario iraniano e punto di riferimento del mondo ultraconservatore che guarda alla Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei.

Al voto sono chiamati 59 milioni di elettori e questa mattina il primo a votare è stato proprio l’ayatollah Ali Khamenei: “Ogni voto conta, venite e scegliete il vostro presidente, è importante per il Paese”, ha detto la Guida Suprema del Paese. In realtà il timore è di una scarsa presenza ai seggi a causa di un risultato che appare già scritto: soprattutto i giovani potrebbero disertare in massa le elezioni odierne. Secondo un sondaggio Ispa l’affluenza potrebbe crollare al 42 per cento, in calo netto rispetto al 73% delle ultime presidenziali del 2017.

Quanto ai 593 aspiranti alla carica di presidente, il Consiglio dei Guardiani, responsabile del processo elettorale e vicino agli ambienti più conservatori, ne ha approvati solo sette. Una rosa che è ulteriormente diminuita con tre ritiri dell’ultima ora, tra cui l’unico vero ‘riformista’ in lizza, quel Mohsen Mehralizadeh che era visto come possibile erede del presidente uscente Hassan Rouhani.

In ballo restano dunque il favorito, Ebrahim Raisi, il vice presidente del Parlamento Amir Hossein Ghazizadeh Hashemi, l’ex comandante dei Pasdaran Mohsen Rezaei e l’ex governatore della Banca centrale Abdolnasser Hemmati, il più moderato e riformista del ‘lotto’.

Le procedure di voto proseguiranno fino alle 2 di notte iraniane, le 23:30 in Italia, mentre i risultati ufficiali saranno annunciati tra tre giorni. In realtà già domani, se le previsioni della vigilia saranno confermate, potrebbe essere già chiaro chi sarà il vincitore di questa tornata elettorale. Il sistema in vigore nel Paese prevede che se nessun candidato raccoglie il 50 per cento dei voti si vada al ballottaggio, previsto il primo venerdì dopo l’annuncio dei risultati.

La vittoria di Raisi comporterà un cambio di passo politico netto rispetto ai mandati di Rouhani: il candidato preferito dell’ayatollah Ali Khamenei, da molti visto anche come suo possibile successore, già da capo del sistema giudiziario iraniano ha lavorato “per restringere gli spazi online che godevano di una certa libertà”, come aveva raccontato alla BBC Mahsa Alimardani, ricercatrice all’Oxford Internet Institute.

L’elezione di Raisi, è la previsione che arriva dagli esperti di geopolitica, peggiorerà ulteriormente i rapporti già tesi e fragili tra Iran e paesi occidentali, in particolare con gli Stati Uniti. Il rapporto con gli USA era cambiato con la presidenza di Donald Trump, che nel 2018 aveva deciso di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo che impegnava l’Iran all’uso esclusivamente civile dell’energia nucleare. Una mossa che paradossalmente aveva indebolito proprio la fazione più moderata nella politica iraniana, quella del presidente Rouhani, il più aperto al dialogo con l’Occidente, favorendo gli ultraconservatori.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia