«Ho sempre agito con assoluta correttezza e trasparenza con l’unico obiettivo di evitare che il Salone del Libro potesse essere a rischio e Torino subisse un gravissimo danno» ma Piero Fassino sarà processato. Chiusa l’udienza preliminare sulla vecchia gestione della famosa kermesse, l’ex primo cittadino del capoluogo piemontese sarà giudicato per turbativa d’asta. In tutto gli imputati erano 29 e le accuse ipotizzate, a vario titolo, sono peculato, falso in bilancio, turbativa d’asta. Il processo inizierà il prossimo 17 maggio e insieme a Fassino andranno a dibattimento anche Antonella Parigi e Giovanna Milella, rispettivamente ex assessore regionale alla Cultura e l’ex presidente della Fondazione per il libro. Appresa la notizia, la segreteria metropolitana del Pd ha espresso solidarietà all’ex sindaco: «Conosciamo la dedizione e la correttezza con le quali Fassino si è occupato della Città durante il suo mandato da sindaco e confidiamo perciò che si possa fare al più presto chiarezza».

Le motivazioni del rinvio a giudizio vanno ricercate nella gestione e nell’affidamento del Salone nel triennio che va dal 2016 al 2018 alla società Lingotto Fiere, di proprietà di GL Events, e per l’ingresso nel 2016 di Intesa San Paolo come finanziatore unico. Il gruppo aveva investito nella Fondazione circa 500mila euro, denaro che si era rivelato fondamentale per la sopravvivenza della Fondazione stessa. Prosciolti invece tutti gli indagati per l’assegnazione diretta nel 2015 che aveva dato avvio alle indagini. Proprio l’edizione di quell’anno era stata affidata per via diretta sempre a GL Events. «Il tutto è stato fatto con la fittizia motivazione dell’urgenza» e per la procura erano frutto di un accordo e quindi di collusione e «altri mezzi fraudolenti».

Non è tardato ad arrivare il commento di Fassino: «Il proscioglimento deciso oggi dal giudice – chiosa l’ex sindaco – relativo all’affidamento diretto della gestione 2015 del Salone conferma la correttezza del mio operato che non dubito sarà riconosciuta anche per le due imputazioni oggetto del rinvio a giudizio». L’inchiesta aveva preso avvio nel 2015 quando al presidente del Salone Rolando Picchioni, ex deputato Dc e sottosegretario alla Cultura tra il 1978 e il 1981, venne contestata l’ipotesi di peculato. Secondo il pm Gianfranco Colace nell’arco di cinque anni erano stati spesi circa 850mila euro «per finalità personali e comunque estranee alle finalità» della Fondazione per il libro. Sempre secondo l’accusa era diventato impossibile per i concorrenti partecipare alle gare pubbliche. Hanno scelto invece la via del patteggiamento Regis Faure e Roberto Fantino, il primo manager di GL Events e l’altro di Lingotto Fiere. Sconteranno un anno e quattro mesi di carcere. Massimiliano Montaruli e Niccolò Gregnanini, accusati di aver cancellato la memoria del computer di Picchioni durante le investigazioni, sono stati ammessi alla messa alla prova (Map).