Avete presente i luna park di una volta, quelli con le montagne russe, la ruota, i finti castelli dei fantasmi, le macchinine a scontro, il tiro a segno, gli specchi deformanti e lo zucchero filato? Ecco, il libro di Antonio Monda “Incontri ravvicinati” (La Nave di Teseo) è un luna park del cinema e della letteratura. Solo che qui è tutto vero. È proprio Michael Cimino che ci parla, o Muhammad Alì, o Lauren Bacall o Massimo Troisi. Non fossero le fedeli cronache di incontri realmente avvenuti, sarebbe il più grande kolossal di tutti i tempi.

Chi è Antonio Monda

Decine e decine di personaggi per lo più leggendari – 150 voci – che Monda ci racconta con l’emozione trattenuta del grande cronista, ancora prima di essere il prestigioso intellettuale che tutti conoscono. Ora, è impossibile tirar fuori da questa impressionante mole di aneddoti, ricordi, riflessioni talvolta molto profonde, qualche stilla che ne esemplifichi il senso, e va davvero lasciato al lettore il piacere squisito di scegliere da sé il petalo da annusare. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Però prima va detta qualche parola di Monda, altrimenti non si capisce cosa si ha tra le mani. Lasciamo la parola a Jonathan Safran Foer, che firma una bellissima prefazione: «Antonio ricopre una decina di ruoli diversi contemporaneamente: critico, romanziere, saggista, regista (di lungometraggi e documentari), autore di podcast, professore, curatore, direttore di festival cinematografici e letterari… È una figura culturale di spicco, tanto in Italia quanto negli Stati Uniti. La tentazione di usare il tempo di questa prefazione decantando i successi di Monda come “uomo di mondo” è forte. Sarebbe tempo ben speso. Ma di Antonio posso condividere cose che non si trovano scritte altrove, e che sono molto più importanti».

Quello che è veramente essenziale

Ha ragione. Antonio Monda è come se avesse vissuto già 20 o 30 vite. Conosce tutti. Ha letto tutto. Ha visto tutto il cinema esistente. E ha scritto diversi romanzi molto belli (citiamo qui l’ultimo, “Il numero è nulla”, uscito un anno e mezzo fa), il che non guasta. Solo uno così riesce a far parlare quella massa di grandissimi personaggi. In ritratti veloci, impastati di cultura e commozione. E dunque, qui c’è un elenco di “incontri ravvicinati” che fa impressione. Noi citiamo le 10 conversazioni che più ci hanno toccato (ma è chiaramente una selezione del tutto soggettiva): Martin Scorsese, Ingrid Bergman, Philip Seymour Hoffman, Saul Bellow, Primo Levi, Michael Cimino, Philip Roth, Sergio Leone, Fanny Ardant. Ma dobbiamo citare anche il toccante ritratto di Vittorio Gassman, che in una cena parla a lungo di cinema, si ferma e fa: «Ma cari amici, non pensate che il cinema sia in fondo una grande stronzata?». E last but not least il grande David Foster Wallace, che gli dice: «Dobbiamo sforzarci di trovare quello che è veramente essenziale», proprio quello che lui non trovò.

È inevitabile che l’appassionato di cinema impazzisca. Parlano Roberto De Niro e Al Pacino, Richard Gere e Meryl Streep, e – oltre i già citati Scorsese e Cimino – ci sono Francis Ford Coppola, Woody Allen, Roman Polański, Terrence Malick, Jonathan Demme, Bernardo Bertolucci e un’altra dozzina di maestri sicché davanti a questo luna park c’è il rischio di rimanere accecati. L’elenco dei personaggi incontrati da Monda è disposto in ordine alfabetico, scelta che costringe a slalomeggiare tra la diva e il letterato, il pugile e il cantante in un andirivieni continuo tra gli anni Cinquanta e il Duemila, tra le mille luci di New York e una vista del mare di Capri. Ma se proprio dovessimo cercare il cuore di questo luna park dove ogni cosa è illuminata, il sole attorno al quale tutto ruota, diremmo che questo sole, questo luna park è l’America: la nostra cara, tremenda America vista con gli occhi dei suoi figli migliori che ci fanno dire che esiste tuttora l’Intellettuale, che non tutto è perduto nel turbine del presentismo e della volgarità.

La letteratura americana

E nel cuore americano vediamo infatti pulsare la grande letteratura di questo tempo incerto, per cui i ritratti e le conversazioni con Joseph Roth, Paul Auster, David Foster Wallace, Bret Easton Ellis, E. L. Doctorow, Don DeLillo, Michael Cunningham, Stephen King, Richard Ford, Jeffrey Eugenides, Elizabeth Strout, Donna Tartt, David Mamet, Toni Morrison, Jonathan Franzen, Tom Wolfe (per non parlare di Saul Bellow e Isaac B. Singer) sono i quadri a un’esposizione clamorosa della letteratura americana che è la migliore del mondo. La bravura di Monda sta anche – e forse soprattutto – nell'”impressionismo” del suo fissare su carta gli istanti più belli dei ragionamenti di simili giganti, così che brevi cenni ci restituiscono la complessità di intellettuali di quel valore ed è per questo che il libro è di alto livello culturale. Innervato su un plateau più dolce e brillante, farcito da tanti aneddoti che fanno sorridere. Come quello di un giovanissimo Monda che – giunto nella Grande Mela e trovato un lavoro in un lussuoso negozio di scarpe – si trova un giorno a servire nientemeno che Ingrid Bergman, mito assoluto: con lei imbastisce un dialogo nel quale inevitabilmente, preso dalla foga di esaltare la grande attrice, incappa in un errore complimentandosi per “Casablanca” e anche per “Il caso Paradine”.

«La ringrazio ma nel “Caso Paradine” si tratta di Alida Valli. Forse voleva dire “Io ti salverò”…», disse lei per trarlo d’impaccio. E lui, nel pallone, bofonchiò: «Certo, era “Io ti salverò”…». Scrive Monda a conclusione di questo incontro: «Rimasi molto turbato quando lessi della sua morte, due anni dopo, e decisi di onorarla vedendo i suoi magnifici film italiani. E anche quelli interpretati da Alida Valli». Come dice Jim Jarmusch citando Jean-Luc Godard, «non è importante da dove prendi le cose, ma dove le porti». Ecco, Antonio Monda ha preso tutto questo gigantesco zucchero filato e lo ha portato fino a noi.