Lo scandalo delle intercettazioni in Grecia, noto anche come “Watergate greco” o “Predatorgate”, ha scosso il Paese dall’anno scorso. La vicenda è emersa nel luglio 2020 quando il leader del partito socialista ha denunciato di essere stato intercettato dai servizi segreti greci. Da allora, l’indagine ha rivelato che numerosi politici, giornalisti e alti funzionari pubblici sono stati spiati attraverso il software spia Predator.

Le indagini hanno mostrato che il software spia era stato inviato attraverso un unico centro di servizio, che aveva infettato i telefoni degli obiettivi. La natura estesa del programma di intercettazione ha sollevato preoccupazioni per la privacy, la sicurezza e la libertà di stampa.

Il governo greco ha negato qualsiasi coinvolgimento nella vicenda e ha affermato che il software spia è stato utilizzato solo per combattere il terrorismo e il crimine organizzato. Tuttavia, la vicenda ha causato l’indignazione dell’opinione pubblica e del mondo politico, con richieste di dimissioni del primo ministro Kyriakos Mitsotakis se non avesse fornito risposte convincenti.

L’Unione europea ha espresso preoccupazione per la vicenda e ha chiesto una completa indagine sulle intercettazioni illegali in Grecia. Alcuni esperti hanno suggerito che la vicenda potrebbe avere implicazioni a livello internazionale, poiché gli obiettivi degli attacchi includono figure di spicco in altri paesi.

In sintesi, lo scandalo delle intercettazioni in Grecia ha sollevato importanti questioni sulla privacy, la sicurezza e la libertà di stampa, e ha causato preoccupazioni a livello nazionale e internazionale. La vicenda è ancora in corso di evoluzione e la sua portata e le implicazioni future rimangono incerte.

Nel frattempo, i conservatori di Kyriakos Mitsotakis hanno vinto le elezioni. Lo scandalo, dunque, non ha avuto ripercussioni sull’esito elettorale. I greci alle urne, dunque, hanno riconfermato la loro fiducia nel premier uscente Kyriakos Mitsotakis, a capo del partito conservatore di Nea Dimokratia, formazione che stacca di parecchio l’opposizione, a cominciare dal Syriza. Un “risultato chiaro”, anche superiore alle aspettative tracciate dai sondaggi e che dimostra quanto poco abbia influito lo scandalo, nonostante la gravità sollevata anche da Reporter Senza Frontiere.

La Grecia, del resto, è il peggiore Paese nell’Unione europea per quanto riguarda la salvaguardia della libertà di stampa, secondo la classifica del 2023 pubblicata dall’osservatorio Reporter senza frontiere lo scorso 3 maggio. Il Paese mediterraneo si trova al 107° posto su 180, preceduto per quanto riguarda gli Stati Ue da Malta (84° posto) e Ungheria (72° posto).

“La libertà di stampa in Grecia ha subito gravi battute d’arresto tra il 2021 e il 2023” si legge nel documento pubblicato dall’organizzazione, in cui si cita “lo scandalo delle intercettazioni che ha rivelato come il Servizio nazionale di intelligence greco spiasse diversi giornalisti“. Nel rapporto si afferma inoltre che le querele a scopo intimidatorio (le cosiddette Slapp) “sono all’ordine del giorno e, cosa ancora più preoccupante, l’omicidio del veterano reporter di cronaca nera Giorgos Karaivaz nel 2021 non è mai stato risolto”, si legge.

Redazione

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