Quasi sei ore di Consiglio dei ministri, che partoriscono l’ok al decreto intercettazioni, ma anche solo un disco verde ‘salvo’ intese per il Milleproroghe. E tensioni inedite sul Piano innovazione.

Insomma, la riunione prenatalizia dell’esecutivo diventa emblematica dei problemi tra gli alleati, attesi a gennaio ad una verifica ormai non più rinviabile. La giustizia è sicuramente un tema divisivo, come testimonia il nodo dell’entrata in vigore dello stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado a partire dal primo gennaio.

A Palazzo Chigi questa volta si trova un’intesa sul testo delle intercettazioni, che di fatto modifica ‘tecnicamente’ la legge Orlando, e che entrerà in vigore il 29 febbraio. I punti principali? La scelta delle intercettazioni rilevanti o meno non sarà più solo della polizia giudiziaria, ma rientrerà nella sfera decisionale del pubblico ministero e gli avvocati potranno estrarre copia delle intercettazioni rilevanti. Nel nuovo testo il giornalista che pubblica l’intercettazione non rischia più di essere incriminato per violazione di segreto d’ufficio.

“Il decreto è uno strumento irrinunciabile per le indagini – commenta soddisfatto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede – Adesso elaboriamo un sistema moderno e digitale: ci saranno maggiori garanzie per trovare un punto di equilibrio tra l’esigenza delle indagini, la tutela della riservatezza e il diritto di difesa”. E se le opposizioni parlano apertamente di “forzatura delle regole costituzionali”, il Pd mette il suo like: “E’ norma di civiltà importante, non solo per il Pd ma per il Paese”.

Il tiepido passo avanti sulla giustizia – il 7 gennaio è previsto un nuovo vertice per la riforma del processo penale – diventa però il contraltare del Milleproroghe. La bozza del testo viene approvata salvo intese, formula che evidenzia come l’accordo ancora non ci sia.

Il nodo del contendere riguarda le concessioni, perché, si legge, “in caso di revoca, di decadenza o di risoluzione di concessioni di strade o di autostrade, per il tempo strettamente necessario alla sua individuazione, Anas può assumere la gestione provvisoria“. Un articolo che richiama direttamente la questione Autostrade, dopo il crollo del Ponte Morandi nel Ferragosto 2018. Il M5S da tempo preme perché venga revocata la concessione alla società del Gruppo Atlantia che, proprio per questo clima, avrebbe di fatto frenato il suo coinvolgimento nel dossier Alitalia.

E se il Pd sembrava d’accordo a questa norma, in cdm è arrivato il secco stop di Italia Viva, che ha messo a verbale il suo no. Le ministre Teresa Bellanova (Agricoltura) ed Elena Bonetti (Famiglia) “hanno ribadito un principio di civiltà giuridica, non si cambiano le regole in corso d’opera”, perché “l’effetto sugli investimenti internazionali sarebbe stato peggiore dell’emendamento su Ilva”.

Nel Milleproroghe salterebbe invece la norma per garantire la continuità delle attività dell’Anac, mentre vengono prorogati al 31 marzo i vertici di Agcom e Garante Privacy. Le tensioni rimangono fortissime anche sul decreto innovazione della ministra Paola Pisano, al centro di polemiche perché, secondo alcune ricostruzioni di stampa, sarebbe stato scritto con il contributo di Davide Casaleggio. “Oggi non c’erano le condizioni per approvare in Consiglio dei Ministri il Piano per l’Innovazione digitale – frena il capo delegazione Pd Dario Franceschini – C’è bisogno di un approfondimento e le norme, frutto di un’intesa nella maggioranza, potranno essere inserite in un emendamento in sede di conversione del decreto”. Un altro rinvio per l’ennesimo fronte aperto nella maggioranza giallo-rossa.

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