Viaggiatore, videomaker e documentarista, Stefano Tiozzo è uno dei più famosi e accreditati travel photographer italiani vantando la collaborazione con aziende come Alitalia e partecipando a programmi televisivi come “Il mondo insieme” e “Kilimanjaro” dove ha raccontato la sua esperienza. Ex dentista ha esercitato la sua professione per ben 9 anni fino a quando un giorno un viaggio interiore l’ha portato a cambiare lavoro, Paese e a buttarsi nella sua passione più grande: i viaggi e la fotografia. Lo scorso marzo è uscito il suo libro ‘L’anima viaggia un passo alla volta. Da Capo Nord all’Holi Festival ventimila leghe intorno al mondo’ (Edizioni Terra Santa, pagg. 240) dove ha descritto la sua storia e il suo tour introspettivo che lo ha spinto a cambiare vita. Con l’avvento del coronavirus la sua professione ha subito un arresto non indifferente, soprattutto dal punto di vista economico. Stefano Tiozzo ne ha parlato con il Riformista, a cui ha raccontato come ha vissuto il lockdown e come pensa sarà ritornare a viaggiare.
Nel tuo libro ‘L’anima viaggia un passo alla volta’ hai raccontato la tua storia e come il destino ti abbia fatto capire la tua strada spingendoti a cambiare lavoro. In cosa consiste il tuo lavoro e cosa ti motivato ad intraprendere la carriera di travel photographer?
E’ una domanda difficile, per rispondere bene ho dovuto scriverci un libro (ride). Per essere il più sintetico possibile, a me piaceva la mia vecchia professione, la facevo con passione ma il lavoro di fotografo e viaggiatore lo faccio con molto più amore. In particolar modo, mi sono reso conto che lo facevo non tanto per una gratificazione personale ma perché notavo che creava dei circuiti positivi nelle altre persone. Nel momento in cui ho capito che c’era la possibilità di poterne fare una professione per vivere, ho deciso di dedicare la mia vita a questo e dare un servizio agli altri. Infatti durante i viaggi mi sono reso conto che le persone con cui interagivo ottenevano da me molto di più di quanto potessi immaginare e questo mi ha portato a capire che era la mia strada.
Quindi perché hai scritto questo libro? Per spiegare agli altri la tua storia?
Sì esattamente, il motivo principale per cui ho scritto questo libro è stato per raccontare il mio percorso di vita e tutte le cose pazzesche che mi sono successe in questi quattro anni. La mia vita di questi anni sembra quasi un film. Questo mi ha spinto a scrivere un libro per raccontare e condividere nel dettaglio la mia storia, ma soprattutto il mio cambiamento interiore. Non ho lasciato tutto di punto in bianco, ma è stato frutto di un percorso introspettivo che mi ha portato a vivere in un altro Paese fino al matrimonio con mia moglie (Sati Kazanova, ndr). Il motivo principale è stato quindi di condividere la mia esperienza nella speranza che qualcuno potesse trovare degli indizi per seguire al meglio il proprio percorso personale.
Sia da un punto di vista personale che professionale, com’è stato vivere questo lockdown da fotografo e viaggiatore?
Ho una situazione molto particolare perché la mia casa è in Russia dove vivo con mia moglie, ma il caso ha voluto che abbia deciso di pubblicare il libro il 5 marzo. Così mi sono trovato in Italia per fare delle conferenze di presentazione e sono rimasto bloccato a Torino, a casa dei miei genitori. Dal punto di vista personale questa è stata la cosa più brutta, non vedo mia moglie da fine Febbraio. Ma ho cercato di coglierne il lato positivo passando più tempo con la mia famiglia. Prima della pandemia conducevo una vita a mille all’ora con il mio lavoro, l’idea di rilassarmi e mettermi in pari con il lavoro arretrato l’ho presa come una grande occasione. Ma dal punto di vista professionale è stato un grande danno: io lavoro nel mondo dei viaggi, degli eventi e dei corsi di formazione. Tutti settori che non si sono mossi di una virgola in questo periodo. Tuttavia sono nate delle diverse opportunità come la scoperta di svolgere corsi di fotografia online, che si è rivelato essere più funzionale di quanto immaginassi. Quindi in realtà questo lockdown mi ha dato delle idee e degli spunti interessanti.
Si può dire che ‘grazie’ al lockdown hai pensato di continuare a svolgere corsi di fotografia online oltre che in presenza?
Sì, continuerò a farli in presenza perché mi piace ma ho pensato di farli anche online. Inoltre, ho avuto la possibilità di lavorare nel mondo del cosiddetto “influencer marketing” grazie alla mia posizione in rete, attività che nonostante tutto non si è mai fermata. Sono riuscito comunque a trarne delle opportunità, ma chiaramente nulla paragonato a prima. Spero si possa riaprire tutto al più presto perché la parte fondamentale del mio lavoro è legata al viaggio.

Che effetto ti fa pensare di viaggiare di nuovo avendo vissuto il pieno della pandemia con tutte le regole imposte?
Non ho ancora preso un aereo, l’ultimo volo è stato a Marzo e rientravo dal Nepal. In quel caso ho indossato la mascherina perché c’era già il timore della pandemia e non ho avuto particolari problemi. Facevo il dentista, ero abituato ad avere la mascherina per tante ore quindi non mi cambia molto (ride). Dopo il lockdown ho preso un treno ed è stato bello, anche l’alternanza dei posti in realtà è un’opzione comoda. Ora bisognerà vedere se questo non andrà ad impattare sui costi, magari i viaggi costeranno di più e ci saranno delle complicazioni anche se al momento non sembra. Al di là di questo non vedo grossi problemi, anche perché a me piace molto viaggiare nelle zone di natura dove le questioni di distanziamento c’erano già prima. In Islanda, ad esempio, il distanziamento sociale è una questione insita nella cultura quindi non c’è un grande cambiamento.

Per quanto riguarda i costi cambierà qualcosa?
Questo è il grande tema. In questo momento se faccio una ricerca sui diversi motori di ricerca dei voli mi accorgo che i prezzi sono più bassi di prima. In questo periodo di ‘terrore del viaggio’ l’abbassamento dei costi è motivo di incentivo. Probabilmente quando più persone torneranno a viaggiare le compagnie aumenteranno per recuperare i danni persi, però in questo momento nessuno lo sa.

Il settore viaggi è in crisi, credi che le persone riprenderanno a viaggiare o sono spaventate?
Dipende dalla categoria del viaggiatore. Il viaggio è un’abitudine che si è espansa negli ultimi 10-15 anni a categorie di persone che magari prima non ci avrebbero mai pensato. Tra queste ce ne sono tante che torneranno alle abitudini di prima o perché non hanno interesse a fare viaggi molto lontani o perché vogliono aspettare che sia garantita la sicurezza nel lungo tempo. Quindi è probabile che per un certo periodo si limiteranno a spostamenti brevi e locali. Di contro, la popolazione di viaggiatori “convinti”, cioè quelli che già negli anni ’90 andavano in posti che oggi consideriamo mete normali come l’Islanda o la Norvegia ma all’epoca considerate destinazioni non alla portata di tutti, non appena aprono i confini torneranno subito a viaggiare. Per loro è una necessità radicata, chiaramente io faccio parte di questa fetta di popolazione. Non appena i confini saranno totalmente liberi e aperti, io riparto subito. Ne sento il bisogno e la mancanza. Per questo l’idea che ipotizzo è che ci sarà una riduzione del turismo di massa mentre accrescerà il turismo di élite, ovvero coloro che hanno una sorta di vocazione al viaggio.

Quindi ci sarà un boom di turismo in Italia?
Se c’è un momento perfetto per vedere l’Italia è proprio questo. Vedere le nostre città invase dal turismo straniero, per quanto sia economicamente piacevole, toglie gran parte del fascino dei posti. Ad esempio, per quanto mi riguarda non appena hanno riaperto i confini il 3 giugno sono subito schizzato a Venezia. Quando mi ricapita di vedere Venezia vissuta da soli veneziani? E’ stata un’esperienza meravigliosa. Non era mai successo di poter ammirare l’Acqua Alta a Venezia nel periodo di giugno. Quei due giorni me li porto nel cuore, e lo dice uno che ha viaggiato in Bolivia, Giappone, Islanda. La mia idea in questa settimana è andare a Roma o a Firenze e fotografare le nostre città finchè sono deserte. Dal 15 giugno probabilmente torneranno turisti da tutto il mondo in maniera graduale, è giusto che sia così, però sicuramente ci sarà un rallentamento. Quindi nei mesi di giugno e luglio il turismo italiano non solo sarà a nostro vantaggio ma sarà la nostra migliore occasione per visitare il nostro paese.

Tu vivi a Mosca con tua moglie, ma per il lockdown sei rimasto bloccato a Torino a casa dei tuoi genitori. Com’è la situazione in Russia con il covid? Quali differenze noti?
Le differenze principali sono che loro vivono con regole ma senza regole. Nel senso che ufficialmente ci sono le regole di distanziamento sociale, bisogna chiedere il permesso per uscire, bisogna chiedere un QR code per farlo controllare dalla polizia ma nella pratica fanno tutti quello che vogliono. Gente che prende l’aereo e si sposta tranquillamente all’interno del Paese, anche nei controlli quotidiani di chi è stato vicino alle persone risultate positive al test covid, nessuno ti verrà mai a cercare. In questo momento hanno un numero di casi altissimo, ancora oggi ogni giorno aumentano però allo stesso modo hanno un numero bassissimo di morti. Questo forse è dovuto al fatto che l’epidemia in Russia è arrivata dopo quindi hanno potuto fare tesoro dell’esperienza degli altri Paesi oppure potrebbe esserci un occultamento dei dati. Questo nessuno può saperlo. In sintesi, loro stanno per concludere la quarantena, dal 15 giugno apriranno bar e ristoranti e sembra che vadano verso un’apertura nonostante abbiano un tasso di contagio ancora alto. Ma è anche vero che fanno un numero molto elevato di tamponi.

Il modo in cui i mass media descrivono la Russia corrisponde alla realtà?
In linea generale quando c’è una notizia sulla Russia bisogna sempre prenderla con le pinze, c’è un’alta probabilità che sia per lo meno inesatta, se non addirittura totalmente falsa. Questo è dovuto al fatto che i Russi sono sempre stati visti come nostri nemici fin dai tempi dell’URSS, dunque sono loro i cattivi e i media riflettono questo approccio. Se c’è una notizia positiva viene raramente, se non mai riportata, se invece al contrario c’è una notizia negativa rimbalza sulle prime pagine di tutti i giornali. Intendiamoci: la Russia è un paese ricco di contraddizioni, che ha le sue sfide e i suoi problemi interni, talvolta anche molto grandi, e in a volte quando vengono raccontati, si dice la verità. Quando si legge della loro crisi economica quello è reale, ma è altrettanto vero che a volte si butta benzina sul fuoco basandosi esclusivamente suon pregiudizio che ha radici ataviche e che oggi ha spesso poco senso, la questione del coronavirus ne è stato un ottimo esempio.
Il libro che hai scritto rappresenta un tour introspettivo raccontato prima della pandemia. Con l’esperienza coronavirus cambieresti qualcosa de tuo libro o rafforzeresti il senso di credere nei segni del destino?
Cambierei la data di uscita (ride). In realtà per assurdo è un bene perché chi ha letto il libro ha potuto coglierne in maniera più forte i segnali. Con il lockdown abbiamo passato tanto tempo con noi stessi e non poteva esserci momento migliore per intraprendere un percorso interiore. Il senso del mio libro d’altronde è proprio questo, permettere alle persone di fare un viaggio introspettivo e coglierne il richiamo.