Nonostante le proteste dell’estrema destra, l’entrata in vigore della tregua a Gaza è diventata l’occasione per Israele per sradicare Hamas e la Jihad islamica dalla Cisgiordania e dalla sua roccaforte Jenin. La loro attività nei territori palestinesi rappresenta una minaccia anche per l’Autorità nazionale palestinese (Anp), che ha avviato l’attività di repressione delle milizie islamiche prima dell’operazione israeliana. Ora l’Idf stringe il cappio su Jenin, e i media arabi si chiedono se sarà la Cisgiordania la prossima Gaza.

Israele punta Jenin

L’assalto delle forze israeliane – che ha provocato 13 morti, circa 5 giorni dopo l’entrata in vigore dell’accordo per la Striscia – ha costretto centinaia di persone a evacuare le proprie case. Secondo gli ultimi sviluppi sul campo, Israele si è concentrato attorno al campo di Jenin, imponendo una chiusura totale dei quattro ingressi alla città ed erigendo barriere di terra per impedirne l’ingresso e l’uscita. Anche i pazienti e il personale medico stanno affrontando condizioni difficili a causa dei tagli di energia e carburante. Centinaia di persone hanno abbandonato il campo di Jenin, hanno riferito funzionari palestinesi, affermando che l’esercito israeliano aveva diffuso – tramite altoparlanti – delle “minacce” ai residenti per costringerli a evacuare, e questi sono stati costretti ad andarsene.

L’operazione Muro di Ferro

In concomitanza con l’operazione di Jenin, le forze israeliane hanno rafforzato le misure militari in Cisgiordania e hanno allestito decine di posti di blocco. Attacchi dei coloni, operazioni militari e disordini: la Cisgiordania sta comunque assistendo in generale a una nuova ondata di violenza. Due giorni dopo l’inizio del cessate il fuoco a Gaza e il giorno dopo l’insediamento di Donald Trump come nuovo presidente a Washington, l’esercito israeliano ha avviato un’operazione su larga scala nel campo profughi di Jenin. L’operazione si chiama “Muro di Ferro” e coinvolge centinaia di militari israeliani supportati da aerei, droni e bulldozer blindati.

Testimoni oculari hanno riferito che giovedì centinaia di residenti hanno abbandonato il campo che ospita circa 25mila persone. L’esercito israeliano ha negato di aver ordinato l’evacuazione dell’edificio, come ha fatto ripetutamente nella Striscia di Gaza negli ultimi 15 mesi di guerra. Mercoledì sera è stato lanciato un attacco contro una cellula nel villaggio di Burqin, vicino Jenin: sono stati uccisi “due terroristi appartenenti al movimento della Jihad islamica che si erano rifugiati all’interno” e “diversi altri” sono stati arrestati; tutti loro avrebbero partecipato a un attentato avvenuto all’inizio di gennaio contro un autobus che trasportava civili israeliani. La sparatoria è avvenuta nel villaggio palestinese di Al-Funduq, uccidendo tre persone e ferendone altre sei.

La tensione tra coloni e palestinesi

Intanto i coloni estremisti continuano ad attaccare i villaggi palestinesi in Cisgiordania. Gli ultimi raid hanno avuto luogo lunedì scorso nel villaggio di Jinsafut. Secondo il giornale arabo “Asharq al Awsat”, i militanti palestinesi sembrano diventare più determinati e tenaci. Nelle città e nei campi profughi – soprattutto nella Cisgiordania settentrionale – stanno crescendo piccoli gruppi, legati in un modo o nell’altro ai movimenti palestinesi di Hamas o della Jihad islamica. L’esercito israeliano ha affermato che enormi quantità di armi vengono introdotte illegalmente nei territori palestinesi dall’Iran, e ha allestito decine di posti di blocco proprio perché temono lo scoppio di una rivolta nella regione.

Caos Cisgiordania, 27 km in 4 ore

Il traffico, già di per sé difficoltoso, è diventato quasi impossibile da una città all’altra della Cisgiordania: per raggiungere Gerusalemme, distante solo 27 chilometri, da Ramallah ci vogliono più di quattro ore di viaggio. I palestinesi si aspettano una possibile offensiva su larga scala in Cisgiordania, dopo che il quotidiano di destra e dei coloni Makor Rishon ha scritto che una maggioranza ebraica in Cisgiordania salverebbe Israele e risolverebbe il conflitto con il popolo palestinese. La disputa sugli insediamenti in Cisgiordania divide la società israeliana da anni. Sin dalla presa della zona durante la guerra del giugno 1967, la regione è diventata il principale punto di contesa nella società israeliana e il bersaglio di massicci attacchi internazionali.