Sempre dalla stessa parte. Quella giusta”. Sotto il disegno di una donna in colori palestinesi intenta a coprirsi il volto. Esordisce così su Facebook Stefano Marengo, per anni Segretario Pd a Bruino (Comune della Città Metropolitana di Torino) e già collaboratore del Gruppo Pd in Regione Piemonte, all’indomani della pioggia di razzi di Hamas su Israele che in pochi giorni ha già provocato migliaia di feriti e 700 morti, per la maggior parte civili israeliani innocenti. Servono a poco i commenti indignati (anche di esponenti e simpatizzanti Pd, per fortuna), Marengo non molla e anzi rilancia con una serie di articoli e post che hanno uno scopo ben preciso: minare l’essenza stessa di Israele. “Hamas non è il popolo palestinese, che subirà le conseguenze di questa violenza”, fa notare qualcuno. Ma Marengo sembra avere sempre la risposta pronta: per ogni razzo lanciato da Hamas su innocenti israeliani, c’è sempre un “eh, ma Israele…” pronto a ridimensionare le responsabilità.

Per la verità, Marengo non è nuovo a questo tipo di posizioni che “imbarazzano” il Partito. Nel febbraio 2020, da Segretario in carica del circolo Pd e membro dell’assemblea metropolitana, pensò bene di postare una foto del sanguinario Generale jugoslavo Tito accompagnata dalla didascalia “Oggi così” seguita da un (macabro) cuoricino. Non scelse un giorno a caso. Scelse il 10 febbraio, Giorno del Ricordo dedicato alle migliaia di vittime, in gran parte italiani, torturate e gettate nelle foibe, le fenditure carsiche adibite a cimitero umano dalle milizie comuniste jugoslave guidate proprio da Josip Broz, in battaglia “Tito”. Già all’epoca fu al centro di critiche e polemiche, ma non arretrò di un millimetro e anzi difese per giorni la sua posizione, facendo un timido passo indietro obtorto collo solo dopo la mobilitazione di mezzo Pd Piemonte, chiedendo scusa “a chi si è sentito offeso”. Le classicissime scuse di circostanza, ecco.

La verità tuttavia è che il problema non sono i Marengo di turno, con i quali dovremo continuare a fare i conti ancora a lungo. Il problema è molto più radicato di quanto si pensi e affonda le sue radici nella mentalità di una certa sinistra che – nel momento in cui tutto il mondo libero condanna il vile massacro di civili israeliani da parte dei terroristi (sì, terroristi) di Hamas – sente il bisogno di smarcarsi e di confondere le carte in tavola. Ed in fondo è esattamente lo stesso schema che da mesi vediamo applicato all’aggressione di Putin in Ucraina: confondere a suon di fake news e complottismi pur di rimescolare le responsabilità. Ed è un modo di fare estremamente vigliacco, poiché nella maggior parte dei casi queste posizioni antistoriche e antiumane vengono coperte dal velo di Maya del pacifismo. Gli esempi sulla vicenda Ucraina, purtroppo, non mancano.

E oggi gli idoli della sinistra antistorica tornano alla carica più affamati che mai. Vediamone alcuni: l’ex ministra Grillina Barbara Lezzi “condanna ogni violenza”, ma puntualizza come “i palestinesi sono frustrati e oppressi da decenni”. L’immancabile Vauro aggiunge che se è vero che “non ci sono giustificazioni” per il lancio di razzi su civili, è altrettanto vero che “non si può dimenticare che Israele è l’aggressore del popolo palestinese da oltre un secolo”. Parla di “dittatura brutale di Israele” il mito della sinistra paci-finta Alessandro Orsini e – da neo studente universitario – un brivido mi corre lungo la schiena a pensare che a dirlo è un Professore di sociologia del terrorismo. Chiude il quartetto di statisti il Segretario di Sinistra Italiana Fratoianni (direttamente dalla piazza anti-Meloni della coppia Landini-Schlein) che ha affermato che quanto accaduto in Israele e nella Striscia di Gaza è semplicemente frutto dell’ignavia “di una comunità internazionale che da troppo tempo ha scelto di voltarsi dall’altra parte rispetto al conflitto israelo-palestinese”.
Un’equidistanza ipocrita a cui ci stiamo abituando troppo in fretta e che abbiamo il dovere di rigettare con forza. Da diciannovenne, da cittadino e da studente voglio credere che un’Italia migliore di questa esista.

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Studente al terzo anno di liceo classico, vive a Torino e si occupa di comunicazione politica sui social network e di politiche giovanili. Iscritto e collaboratore di Italia Viva, è stato tra i 200 ragazzi scelti dall’ex premier Matteo Renzi per partecipare alla sua scuola di formazione