Non si tratta di difendere Israele “a prescindere”, ma di restituire complessità al dibattito, di smontare le fake news, di riaffermare i valori democratici e occidentali oggi messi sotto attacco: è su questa linea che il Riformista si muove ormai da tempo. Una campagna di verità, riflessione e approfondimento che ha scelto di non cedere alla semplificazione tossica di certe narrazioni dominanti. Un impegno editoriale che ha trovato un momento di confronto in una diretta tra Claudio Velardi, direttore del giornale, i giornalisti italo-israeliani Michael Sfaradi, freelance esperto di Medio Oriente, e Dario Sanchez, fotoreporter e regista, che con il cortometraggio Sritot ha raccontato le ferite della città di Sderot colpita dai razzi da Gaza.

Sanchez è il direttore e fondatore di Israele Senza Filtri, piattaforma di informazione e condivisione attiva sui social, principalmente su Telegram, seguita complessivamente da circa 10mila persone in Italia, in Israele e in diversi Paesi europei. Un dibattito tra giornalisti quindi, nato dalla consapevolezza del rischio che corre oggi l’informazione sul tema Israele: schiacciata tra propaganda ideologica, slogan vuoti e una crescente indifferenza verso le conseguenze dell’odio. Durante la diretta è stata condivisa una preoccupazione comune: l’ascesa di una narrativa martellante, unilaterale, che demonizza sistematicamente Israele e alimenta un clima pericoloso, in cui l’antisemitismo si camuffa da militanza politica. Una deriva evidente anche in Italia, dove le recenti manifestazioni promosse da alcune forze politiche – tra cui i maggiori partiti della sinistra italiana – sono state definite da Velardi “prive di reale sostanza”, segnate da ambiguità e strumentalizzazioni.

Ma l’attenzione si è presto spostata sulle proposte. La piattaforma Israele Senza Filtri, attiva da mesi nel contrastare le distorsioni mediatiche e offrire contenuti di approfondimento, ha annunciato la nascita, entro luglio, di una vera e propria associazione: un movimento laico, inclusivo, senza appartenenze confessionali, che intende rappresentare la “maggioranza silenziosa” di chi si oppone agli estremismi, in ogni forma. Le testimonianze raccolte durante la diretta hanno restituito un quadro chiaro del disagio diffuso: giovani ebrei che subiscono pressioni a scuola, cittadini che temono di esporsi pubblicamente, famiglie disilluse da istituzioni comunitarie percepite come immobili o inadeguate. Una richiesta, forte e urgente, di una nuova narrazione, capace di affrontare la complessità del conflitto senza cedere al ricatto dell’unilateralità.

È in questo vuoto che il Riformista e Israele Senza Filtri trovano una convergenza naturale: il bisogno di un’informazione libera, fondata sui fatti, che abbia il coraggio di nuotare controcorrente, di rimettere al centro il pluralismo, la ragione e la responsabilità. Il confronto non si è chiuso con slogan, ma con un impegno comune: occorre costruire strumenti di comunicazione più efficaci, rompere l’isolamento sociale di chi dissente dalla narrazione dominante, creare ponti tra generazioni e culture, contro ogni forma di odio. La sfida è culturale prima ancora che politica. E passa, oggi più che mai, dalla capacità di raccontare la verità. Tutta, anche quella scomoda.

Rodolfo Belcastro

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