È difficile realizzare quale immenso attore e divo sia stato nella sua lunga e a tratti molto dolorosa vita Jean-Louis Trintignant, morto ieri a 91 anni dopo una battaglia contro il cancro che aveva scelto di non combattere. La sua immagine faceva a pugni con quella scintillante e fragorosa dei grandi attori della sua generazione: imponeva un carisma schivo, silenzioso, quasi dimesso. Bisogna rivisitare la lista impressionante dei film che lo hanno visto protagonista sia in Francia che in Italia, ma era altrettanto assiduo in teatro, per accorgersi di quanto dominante sia stato nel cinema europeo della seconda metà del Novecento e oltre.
Cinque anni fa, nel 2017 aveva annunciato lui stesso la malattia che lo ha ucciso ieri. Pochi mesi dopo era tornato sull’argomento: “Dopo i primi giorni sono diventato un po’ pigro: mi faccio accudire e aspetto”. Di fronte alla macchina da presa però ci era tornato nel 2019, per girare l’ultimo film di Claude Lelouch, I migliori anni della nostra vita con Anouk Aimée nel terzo capitolo della serie iniziata nel 1966 con Un uomo, una donna, probabilmente il film della sua vita, quello che fece il pieno di premi, dall’oscar alla Palma d’oro e che raccontò come pochi altri la sua generazione. Interpretava un campione d’automobilismo e non dovette faticare molto per entrare nella parte. Piloti erano stati davvero due suoi zii, uno ci aveva rimesso la pelle sulla pista quando il futuro attore aveva solo tre anni ma l’altro era diventato un campione di Formula uno e del resto anche lui era un appassionato di corse e negli anni ‘70 finì anche per gareggiare nei rally, specialmente a Monte Carlo. Tra una corsa e l’altra incontrò anche la terza e ultima moglie, Marianne Hoepfner, una pilota celebre.
Trintignant è stato interprete di moltissimi grandi registi francese, da Lelouch a Truffaut, da Erich Rohmer, con il quale aveva girato il bellissimo La mia notte con Maud a Roger Vadim che lo aveva scoperto nel 1956 imponendolo in coppia con un’altra ragazza destinata a grandi cose, Brigitte Bardot, in Et Dieu… crea la femme, un film che fece scandalo, intitolato in Italia, secondo il discutibile gusto dell’epoca, Piace a troppi. Ma con l’Italia Trintignant ha sempre avuto un rapporto particolare. Al cinema italiano ha dato molto e dal cinema italiano ha anche ricevuto molto. Ha recitato con Scola nella Terrazza, con Comencini nella Donna della domenica, con Bertolucci nel Conformista, con Amelio in Colpire al cuore. Era un grande attore internazionale e una stella del cinema e forse ancor di più del teatro francesi. Ma i grandi ruoli della sua carriera li ha interpretati in Italia, a partire dal film della resurrezione, nel 1962, Il sorpasso, a fianco di un Gassman supersonico. All’esplosività incontenibile del mattatore Gassman, l’attore francese, nella parte dello studente secchione travolto dalla vitalità cialtrona del partner, contrappose il suo stile più schivo che sobrio, volutamente timido. Il contrappunto rese il film di Risi forse il massimo capolavoro della commedia all’italiana.
In quel momento la carriera di Trintignant stentava a riprendere il volo dopo l’interruzione dovuta al servizio militare. Era figlio di un industriale partigiano durante l’occupazione tedesca e di un’ereditiera accusata di collaborazionismo per la relazione con un soldato tedesco negli stessi anni. La conseguente tensione in famiglia lo avrebbe segnato per sempre. Grande ammiratore di Prévert, scoperto da adolescente e mai dimenticato, tanto che per tutta la vita ha continuato a recitare sul palcoscenico le sue poesie, all’inizio degli anni 50 Jean-Louis sognava di diventare attore di teatro e regista al cinema, e due film li ha poi diretti davvero. I primi ruoli arrivarono prestissimo e il successo mondiale con Vadim seguì a stretto giro. Poi però la leva lo aveva catapultato nel cono d’ombra. Era riuscito, fingendosi malato, a evitare l’Algeria, ma tornare al successo, dopo la naja, sembrava impossibile, nonostante l’aiuto del solito Vadim. Fu il film di Risi a rilanciarlo una volta per tutte e per sempre.
Se c’è un altra interpretazione degna di figurare con Il Sorpasso e Un uomo, una donna come emblema della sua carriera è Z-L’orgia del potere, del greco Costa Gavras, il film sulla Grecia del golpe negli anni 60 che fu uno dei titoli di culto per la generazione del ‘68. Anche in quel caso Trintignant puntò, con pieno successo, sull’understatement, su una recitazione che s’imponeva partendo quasi dall’ombra. Per l’attore che si definiva “anarco-comunista” non era una parte come tante, era un modo per dare il suo contributo alla lotta contro fascismo e dittature. Diede il meglio. Vinse il premio per il miglior attore a Cannes. Spopolò al botteghino. Si vide offrire un ruolo dopo l’altro. Molti ne accettò, qualcuno no: come la parte del protagonista di Ultimo tango a Parigi, poi andata a Marlon Brando.
Trintignant ha avuto molte relazioni, da Brigitte Bardot a Romy Schneider, tre matrimoni e due grandi amori: la moglie Nadine Marquand, attrice e regista, rimastagli vicina sino all’ultimo anche se erano divorziati dal 1980, e la figlia Marie, attrice anche lei, uccisa nel 2003 dal suo compagno. Trintignant, che aveva già diradato le sue apparizioni nel decennio precedente, quasi abbandonò lo schermo. Fece comunque in tempo a interpretare l’ultimo dei suoi grandi film, Amour, di Michael Haneke, premiato con la palma d’oro e cinque oscar. Se ne è andato ieri secondo il suo stile: con una discrezione e grandissima classe.
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