Il parere
Josè Mourinho va esonerato, ha fatto il suo tempo: è un mito ormai sbiadito nel posto sbagliato
![Mourinho Mourinho](https://www.ilriformista.it/wp-content/uploads/2022/01/14267170_small-900x600.jpg)
Nel Si&No del Riformista spazio al calcio e alla pessima partenza di stagione della Roma che stenta in campionato con appena cinque punti nelle prime sei giornate. Il quesito è semplice: José Mourinho va esonerato dalla società giallorossa? Favorevole l’eretico Giordano Bruno (che ‘copre’ l’autore del commento, preoccupato dalla reazione della piazza giallorossa), secondo cui: “Josè Mourinho va esonerato, ha fatto il suo tempo: è un mito ormai sbiadito nel posto sbagliato“. Contrario il consigliere regionale di Italia viva Luciano Nobili. Chiarissimo il sui pensiero: “Mourinho non va esonerato perché possiamo toglierci soddisfazioni e sarebbe un ridimensionamento”.
Qui il commento di Giordano Bruno:
Si può ipotizzare che la Roma, partita così male in campionato e così a corto di gioco, e già tempestata da infortuni che ne minano una rosa non eccezionale ai nastri di partenza, si liberi di un fuoriclasse quale obiettivamente è Jose Mourinho? Solo a pensarlo, sembrerebbe una follia. Tanto che io, che invece lo penso, non posso firmare con nome e cognome questo mio contributo perché sarei forse rincorso, qui a Roma, dai forconi e bruciato come un eretico qualunque sulla pubblica piazza (forse, al massimo, finirei raffigurato da una statua in una piazza di periferia come accadde al filosofo Giordano Bruno che però almeno ripesa a Campo de Fiori) o in un murales a Testaccio con la didascalia: “Ai matti li trattamo cosi, a Roma”.
Però io penso che Mourinho a Roma abbia già fatto il suo tempo. E forse lo ha fatto in assoluto, anche fuori dal Grande Raccordo Anulare. Ma io non sono un detrattore di Mourinho in quanto tale. Lo Special One è un grande leader naturale, che ha vinto di tutto ovunque (tutto sommato anche a Roma, se ci pensiamo) e la sua carriera è al di sopra di ogni possibile sospetto. Tanto è vero che se si trattasse di un altro, Trigoria sarebbe già stata assaltata da tifosi incazzati neri. Roma, si sa, è una piazza quasi impossibile, dove di ragionevolezza, consapevolezza dei propri limiti, e razionalità ne circola assai poca, e invece abbonda la presunzione che siccome sei la squadra della Capitale ti sia riservato per diritto naturale di ambire a traguardi che -diciamocelo- non si ha la forza di raggiungere.
Io penso che la società Roma non abbia la sua stessa prospettiva, che non ne abbia soddisfatto alcune pretese e richieste. E che quindi, a prescindere dalle sue colpe, che ci sono (perché la squadra non ha gioco, come non lo avevano quelle vincenti da lui guidate, anche se da eccezionale comunicatore quale e, fa ricadere sempre la colpa sugli altri) penso che di fatto Mourinho sia in assoluto un mito ormai sbiadito nel posto sbagliato. Che non possa dare qualcosa di diverso alla squadra, che invece serve come il pane, come tutti noi romanisti abbiamo visto l’altro ieri sera, quando abbiamo imprecato quattro volte per altrettanti gol incassati dal Genoa, mica dal Real Madrid. Credo che Mourinho non possa mettere a terra i tanti cavalli che ha nel cofano, per capirci, anche se non sono più quelli di un tempo. Perché la traiettoria sua, che è già nella storia, non coincide con quella di una società che deve invece lottare nel fango della cronaca. Si chiede a Mourinho di fare qui quel che fece a suo tempo col Porto? Non è sempre domenica. Di replicare il suo rendimento all’Inter? Basta rileggere quella rosa di giocatori, da Eto’ a Milito, Cambiasso e Sneijder, per capire che non è aria (e diciamoci anche che la Champions dell’Inter fu corredata di una buona dose di fortuna con il Chelsea ai quarti e decisioni arbitrali favorevolissime con il Barcellona in semifinale).
Pensiamo che Mourinho sia ancora quello del Real Madrid? Non lo è più e lo ha già dimostrato nelle sue successive stagioni al Chelsea, al Manchester United e al Tottenham. Poi, certo, c’è la società: nel giorno in cui Guido Fienga diventa Ceo dell’Al Nassr, e quindi uno dei dirigenti calcistici più influenti del mondo intero, Thiago Pinto si conferma un oggetto misterioso, quasi oscuro, che di sicuro non ha saputo finora rendere. Scanso la tentazione di dire che forse anche in Italia sarebbe opra di provare la figura del coach manager, che per Mourinho sarebbe perfetta, e mi limito a verificare quel che tutti i tifosi della Magica sanno perché vedono con i loro occhi innamorati. Un cambio farebbe bene.
Il mondo va avanti. Il calcio anche. Le cose cambiano. I grandi si sentono appagati e rendono meno, perdono quella carica necessaria a compiere grandi imprese anche aldilà dei bagagli tecnici delle squadre che guidano, soffrono l’avvento di colleghi che innovano. Insomma, è la vita, e persino Mourinho non sfugge alle sue leggi.
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