Una specie di suono arrivato da lontano. Un rumore sordo, secondo alcune testimonianze, che anticipò il terremoto del 1980 che colpì Campania e Basilicata. Era sera, le 19:34. Una scossa del decimo grado della Scala Mercalli. Durò 90 secondi. E 90 secondi dura È sempre sera, la canzone che Pino Daniele scrisse per quella tragedia che colpì e che cambiò per sempre la storia del Mezzogiorno e dell’Italia. A Napoli, solo nel crollo di una palazzina a via Stadera, quartiere Poggioreale, morirono 52 persone.

Daniele pubblicò la traccia di appena più di un minuto nell’album Vai mò, del giugno 1981. Era il suo quarto album. L’ultimo di un poker – Terra Mia, Pino Daniele, Nero a Metà – che sconvolse la scena della canzone italiana e che rivelò il talento cristallino del ragazzo cresciuto nel Centro Storico di Napoli. Come racconta Carmine Aymone nel suo Yes I Know … Pino Daniele (Hoepli): “Il disco segna anche la nascita della Neapolitan superstar band, voluta e assemblata su intuizione di Willy David (il produttore, ndr): James Senese al sax, Rino Zurzolo al basso, Tullio De Piscopo alla batteria, Tony Esposito alle percussioni, Joe Amoruso piano e tastiere. A questi si aggiunge per l’occasione Fabio Forte (al trombone in Have You Seen My Shoes e in È sempre sera)”.

Pino Daniele è in stato di grazia. La band che lo accompagna pure. Nel settembre del 1981 saliranno tutti sul palco di Piazza del Plebiscito davanti a 200mila persone. Poco meno di un anno prima, il terremoto. Un evento che segnò intere generazioni; nei Paesi più colpiti ne cancellò alcune. “Il dopo-terremoto, ennesima pagina triste della storia d’Italia (con i furti di gran parte dei soldi stanziati per la ricostruzione), è ancora più sconvolgente del sisma, con il business della ricostruzione, i suoi scandali, il malaffare e i rapporti tra camorra e politica – ancora Aymone – Pino dichiarerà: ‘Anziché far cadere case e uccidere gente inerme, il terremoto doveva seppellire la camorra, ma hanno protezioni in alto’”.

È sempre sera non è però un’invettiva; quanto più una ballata melancolica, un senso di arrendevolezza e di insofferenza scorre su ogni verso. Pino Daniele, da sempre celebrato per il suo sound, tira fuori un altro testo memorabile. Soli 90 minuti che danno il senso di una ferita ancora aperta, in qualche modo insuperabile.

Chist’anno

nun se po’ scurda’

avuote ‘e gira

è sempe sera.

Ma c’amma a fa’

pe’ ave’ nu poco ‘e bene

e sempe ‘ncuollo

a voglia ‘e da’

ma i’ mo’

nun’ngarro cchiù

ma i’ mo’

nun’ngarro cchiù a suna’

BRANDUARDI – A ricordare e celebrare il pezzo anche Angelo Branduardi, in un post su Facebook di due anni fa. Non esitò a definire la canzone un capolavoro. “L’anno a cui fa riferimento il testo è il 1980, quando ci fu il terremoto in Irpinia … Pensate, quasi 3000 vittime – scrisse sui social Branduardi – Pino Daniele allora scrisse questo piccolo capolavoro, una canzone cortissima, poco più di un minuto, ma è la durata di quella scossa che mise in ginocchio l’intera regione. E allora riascoltatela, vi sembrerà che non finisce mai”.

 

Antonio Lamorte

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