Una città che investe sulla sua storia, trasformandola in “azienda” che produce risorse da reinvestire poi nel tessuto sociale e urbano. Si tratta di un concetto che potremmo definire di “economia circolare metropolitana”, nel quale i valori lasciati dal passato diventano motore economico del presente. Il “caso Milano” ha al centro di questa visione la galleria Vittorio Emanuele II vetrina, crocevia di storia, turismo e centro di vita cittadina. A inizio maggio di quest’anno, dieci marchi internazionali del lusso si sono sfidati a suon di rilanci per aggiudicarsi l’ultimo negozio disponibile nell’Ottagono della Galleria. Dopo una serrata competizione, ha vinto il brand di gioielleria Tiffany & Co. L’ha spuntata nell’asta all’incanto, partendo da una base di 506mila euro di canone annuo per due vetrine di 174,5 metri quadrati. Il marchio pagherà al comune di Milano un affitto annuale di 3,6 milioni di euro.

Questo risultato rappresenta l’ultimo capitolo di una serie di aste fortunate iniziate nel 2019, quando l’amministrazione comunale, pioniera in Italia, ha introdotto il meccanismo dell’incanto per il rinnovo delle concessioni degli spazi più prestigiosi del Salotto di Milano. Da allora, cinque negozi sono stati assegnati attraverso questa procedura: Armani, Fendi, Dior, Santoni e Loro Piana, generando incassi importanti per il comune. “La Galleria Vittorio Emanuele e tutto il complesso monumentale, che da 150 anni accompagna con eleganza e sobrietà la storia di Milano, rappresentano un modello virtuoso di gestione di un bene pubblico introdotto per una precisa volontà dell’amministrazione – commenta l’Assessore al Bilancio e Patrimonio Immobiliare Emmanuel Conte, regista dell’operazione -. Grazie all’attrattività della proposta commerciale di tanti operatori aperti anche la sera, la Galleria attira ogni giorno migliaia di turisti nel centro cittadino, rendendolo ancora più bello e sicuro. Allo stesso tempo, garantisce al comune un alto livello di entrate grazie ai canoni di concessione.”

Quanto percorrere questa strada di valorizzazione sia efficace, lo dimostra il raffronto col passato: nel 2007, sotto l’amministrazione di centrodestra di Letizia Moratti, gli affitti in Galleria fruttavano 8 milioni di euro. Nel 2024, si prevede di raggiungere quasi 80 milioni di euro che verranno tutti reinvesti in operazioni di welfare dirette ai milanesi, con un budget superiore di 7 milioni rispetto solo ad un anno fa. La strategia di valorizzazione comprende l’intero corpo monumentale della Galleria Vittorio Emanuele II, che include 80 negozi al piano terra e numerosi spazi ai piani superiori, progressivamente recuperati per attività alberghiere e ristorative. Il comune ha adottato bandi di gara e aste pubbliche, in linea con le direttive europee sulla libera concorrenza, affrontando anche numerosi ricorsi al TAR da parte di commercianti che richiedevano il rinnovo automatico delle concessioni.

“In assenza di una pur necessaria maggiore autonomia finanziaria, questo è già il modello Milano che si fa ‘Stato’: conserva il passato e sviluppa il futuro valorizzando i beni e i valori della sua storia, producendo ricchezza nell’interesse comune” afferma Conte. Quando si parla di costruire sempre più un modello metropolitano che possa essere esempio pilota per altre realtà cittadine, va inteso anche questo, tantopiù quando si tratta di dare un senso concreto ad un concetto di autonomia. Che più che di rivendicazioni e orgogli territoriali, va riempito di buone idee.

Mario Alberto Marchi

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