Le Forze di Supporto Rapido (RSF), i paramilitari che combattono contro l’esercito nazionale nella guerra civile sudanese, hanno deciso di formare un governo parallelo nelle zone sotto il loro controllo. Questi miliziani guidati dal generale Mohamed Hamdan Dagalo si sono ribellati alla giunta golpista di Khartoum nell’aprile del 2023, facendo sprofondare il Sudan in una feroce guerra che non sembra vedere la fine.

Le RSF si sono riunite a Nairobi convocando anche gli alleati sia politici che militari per dar vita a un documento che crei un’amministrazione nelle regioni ancora sotto il loro controllo. L’attuale governo sudanese ha fortemente condannato questa mossa, accusando il Kenya di supportare i ribelli nell’eventualità di una loro vittoria sul campo. In realtà i governativi del generale Abdel- Fattah al Burhan stanno conquistando terreno ogni giorno ed hanno ripreso quasi totalmente il controllo della capitale Khartoum. I miliziani hanno subito alcuni rovesci anche nelle regioni meridionali, ma restano forti soprattutto in Darfur, la provincia più occidentale di cui sono originari.

Qui l’esercito nazionale controlla soltanto la capitale del Darfur del Nord, che le RSF assediano da mesi. I governativi non sembrano in grado di riconquistare il Darfur che finirà in una situazione di stallo. Intanto in Kenya Abdel- Rahim Dagalo, fratello del generale, ha radunato i rappresentanti del Movimento Popolare di Liberazione del Sudan che controlla la regione dei Monti Nuba, il Movimento di Liberazione del Sudan, attivo lungo il confine con il Sud Sudan, i Free Lions, una milizia tribale dei nomadi Rashada, lo storico Partito Nazionale Umma ed il Partito Unionista Democratico, un mosaico di gruppi e sigle che faticano a trovare unità.

L’obiettivo sarebbe la creazione di un governo che possa parlare con la comunità internazionale, ma al momento nessuno dei due contendenti verrebbe accettato come interlocutore dall’Unione Africana. L’esecutivo di al Burhan vanta alcune importanti amicizie, ma fa fatica ad ottenere un pieno riconoscimento. Dalla sua capitale provvisoria di Port Sudan il generale golpista ha cambiato la costituzione allungando a 39 mesi il periodo di transizione ed ha anche dichiarato di aver riconquistato El Obeid, la capitale del Kordofan settentrionale, cacciando i ribelli da tutta la provincia. La situazione in Sudan resta molto confusa e l’ex Primo Ministro Abdallah Hamdok ha lanciato una proposta politica chiamata Civil Democratic Alliance of the Forces of the Revolution (Smoud in lingua araba), un movimento che prende nettamente le distanze dai due combattenti cercando di radunare quel poco che resta della società civile sudanese. Ma la coalizione di Hamdok non ha finanziamenti esteri e non ha alleati e per questo motivo la sua proposta sembra avere poche possibilità di ottenere una transizione pacifica e democratica per il martoriato Sudan.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi