La Repubblica Democratica del Congo ed il Ruanda hanno finalmente firmato un accordo di pace che potrebbe mettere la parola fine ad un conflitto che si trascina da decenni. I grandi mediatori di questa trattativa sono stati il Qatar e soprattutto gli Stati Uniti. Si tratta di un fatto storico perché nessuno era mai riuscito a mettere nero su bianco un accordo fra le due nazioni che adesso però dovranno concretizzare sul campo quanto promesso. L’accordo è stato firmato a Washington, negli Stati Uniti, dal ministro degli Esteri del Ruanda e da quella della Repubblica Democratica del Congo ed alla firma era presente anche il segretario di Stato statunitense Marco Rubio.

Nonostante il testo sia rimasto riservato, i punti salienti riguardano soprattutto il rispetto dell’integrità territoriale ed il disarmo delle numerose milizie armate. Questo secondo punto appare il più complicato perché ormai da molti mesi le province orientali della Repubblica Democratica del Congo sono occupate dai miliziani del movimento M23, che risponde direttamente al Ruanda anche se il presidente ruandese ha sempre negato di essere collegato a questo pericoloso gruppo. L’M23 non ha partecipato alle trattative ed ha pubblicamente dichiarato che non arretrerà di un passo dal territorio conquistato che sta amministrando e sfruttando in maniera sistematica.

Tecnicamente poi il Ruanda ed il Congo non sono in guerra, anche se ci sono alcune migliaia di soldati di Kigali che combattono sul territorio congolese. La mediazione statunitense è stata indubbiamente determinante e Donald Trump si è assegnato tutti i meriti dicendo che quello che aveva fatto era meritorio del Premio Nobel per la Pace. Il coinvolgimento di Washington è stato fortemente voluto dal presidente congolese Felix Tshisekedi che sul campo ha visto il crollo dell’esercito nazionale e la conquista di intere province da parte delle forze ribelli. L’uomo forte di Kinshasa ha offerto importanti opportunità minerarie al Fondo Sovrano degli Stati Uniti, in cambio di sostegno economico e militare per riconquistare le province perdute. Questo accordo romperebbe un precedente trattato, mai ratificato, fra la Repubblica Democratica del Congo e la Cina che da tempo controlla le famose risorse minerarie del paese africano.

Il controllo di tutti i minerali fondamentali per la transizione energetica a cominciare dalle celebri terre rare ha fatto diventare il Congo uno dei principali terreni di scontro geopolitico dell’intero globo. Il Ruanda è infatti il braccio armato delle potenze occidentali come Francia, Belgio e Stati Uniti e tutte le sue mosse sono propedeutiche al controllo delle risorse africane del blocco occidentale. Questa nuova fase dovrebbe porre fine allo scontro militare e permetterà a Kigali di commerciale ufficialmente i minerali preziosi provenienti dal Congo, che smercia clandestinamente da anni. Resta da capire chi avrà la forza e l’interesse a disarmare le centinaia di milizie che spadroneggiano nell’area e che controllano miniere e passi di confine

Avatar photo

Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi