Proviamo a fare un riassunto delle ultime giornate, così, per semplicità di ragionamento.
1) Il dottor Davigo – raggiunto da un avviso di garanzia per aver inguattato il verbale con le dichiarazioni dell’avvocato Pietro Amara, che rivelava l’esistenza di una potentissima Loggia Ungheria – si difende vuotando il sacco e chiamando a correi, nell’ordine: Giovanni Salvi, procuratore generale della Cassazione (cioè in pratica numero 1 della magistratura); David Ermini, vicepresidente del Csm; i Cinquestelle Fulvio Gigliotti e Nicola Morra, rispettivamente capo dei 5 Stelle in Csm e presidente dell’antimafia; Giuseppe Cascini, capo di fatto di Magistratura democratica; e infine il Procuratore di Milano Greco, il suo aggiunto e vari altri magistrati e politici di peso. Un terremoto.

2) Giovanni Salvi, chiamato in causa da Davigo, replica chiedendo che sia rimosso dal suo incarico (e forse inibito a fare mai più iil Pm), il sostituto milanese Paolo Storari, e cioè l’uomo che ha scoperto la Loggia Ungheria ma non ha potuto indagare perché bloccato dal procuratore. Salvi dice: puniamo lui, non chi l’ha bloccato.

3) Una commissione del Csm – con il voto determinante proprio di Gigliotti, insieme a due consiglieri “casciniani” di stretta osservanza, e a Sebastiano Ardita (che è uno dei magistrati accusati da Amara di far parte della Loggia Ungheria) – vota una mozione di censura della riforma Cartabia, e chiede che il plenum del Csm approvi questa censura. La censura, per ora, viene bloccata da un intervento secco del Presidente della Repubblica.

4) Luca Palamara, interrogato a Perugia, dichiara che Salvi in persona gli aveva pagato una cena per chiedere voti a favore della sua nomina a Procuratore generale della Cassazione

5) La Procura di Milano scende in campo compattissima contro Roma, contro il Csm, contro Salvi e – di passaggio – anche contro il procuratore Greco, e sottoscrive un documento molto aspro a difesa del Pm Storari. Violando, probabilmente, qualche regola, e rivendicando la propria autonomia da tutto e il proprio potere, ma sbattendo sul tavolo l’evidente ingiustizia verso Storari e la chiarissima volontà di insabbiamento da parte di Roma, del Csm, e del procuratore generale della Cassazione. Il documento è firmato non solo dalla stragrande maggioranza dei sostituti e degli aggiunti, ma anche da un gran numero di Gip e di giudici. Una rivolta in piena regola. Senza precedenti nella storia della repubblica.
Ce n’è abbastanza? Gli stati maggiori della magistratura sono travolti da un terremoto, in gran parte autoprodotto, e ora stanno vivendo uno stato di guerriglia permanente, con scambio di fendenti e accuse davvero sanguinose. I cittadini guardano, e alcuni di loro si chiedono: ma è questa gente qui che poi dovrà giudicare i nostri eventuali misfatti?

Cerchiamo di dare un filo a tutti questi avvenimenti. Il filo è abbastanza semplice: un sostituto procuratore di Milano, Paolo Storari, interrogando il famoso avvocato Amara (che parecchi altri magistrati avevano già interrogato ma forse senza andare molto a fondo) scopre che probabilmente esiste una loggia segreta, chiamata Loggia Ungheria – più o meno massonica – la quale raduna magistrati, avvocati, dirigenti delle forze dell’ordine, giornalisti e politici, e che in vari modi è in grado di dirigere o comunque di condizionare il funzionamento della magistratura. Sia nella fase delle nomine, e dunque dell’organizzarsi del potere, sia nel momento degli avvisi di garanzia ai politici e delle sentenze, o almeno delle sentenze importanti. Questa rivelazione è una bomba atomica. Il Pm Storari viene invitato dai suoi superiori a lasciar perdere. Lui si rivolge a Piercamillo Davigo, il savonarola della magistratura del ventunesimo secolo, e denuncia il fatto. Davigo, a quanto sembra, ne parla un po’ con tutti, ma nessuno ne vuole sapere. Alla fine è una talpa, forse la segretaria di Davigo, che manda il plico ad alcuni giornali (tra i quali Il Fatto). Ma anche i giornali ignorano. L’omertà raggiunge livelli inauditi e dà la sensazione netta di una Spectre protetta da lamiere invalicabili.

Alla fine le carte finiscono in mano al magistrato Nino Di Matteo, e a Di Matteo tutto puoi dire (e noi glielo diciamo spesso) meno che accusarlo di essere un dipendente del potere. E infatti lui grida che il re è nudo, come fece il bambino della favola, e rende noto il dossier Storari.

Voi dite: a quel punto il gioco si spezza? Macché! I magistrati continuano a fare come pare a loro, le gerarchie restano quelle, nessuno si dimette, ai giornali viene imposto di mettere la sordina a questa Loggia Ungheria, tutto finisce nel silenzio tanto da dare a Giovanni Salvi la sensazione di potere, senza provocare contraccolpi, chiedere la rimozione del magistrato colpevole di avere parlato di questa Loggia.

E invece scoppia la rivolta. E parte da Milano, che è una Procura che non ha mai sopportato il potere romano. E così si arriva a questo documento dei 54 magistrati milanesi, che poi diventano cento e in serata 150, cioè della stragrande maggioranza dei magistrati, che sparano a palle incatenate. Obiettivo, un po’ dichiarato e un pop’ sottinteso, il Csm e la Procura generale.

E ora? Il partito dei Pm stavolta è del tutto impreparato. Si sentiva ancora forte, aveva lanciato l’offensiva contro il governo. Ora però sbanda. Potrà ignorare la sberla ricevuta da Milano?

E la politica potrà continuare a far finta di nulla? Quello che più colpisce in questo marasma è proprio la politica. Guarda, magari sorride, tace. Può pensare che tutto quello che sta succedendo non la riguardi?

Il paese si trova in mano a una magistratura del tutto delegittimata nei suoi vertici. Si sta allargando l’area di quelli che ora capiscono che quel gruppo degenerato di potere che si è impossessato della giustizia italiana, ha gettato nel fango ogni idea di giustizia, che i processi non sono affidabili, che le riforme ballano sotto il ricatto di gruppi sovversivi di magistrati e giornalisti. La politica tace? Subisce il ricatto dei ragazzi di Conte e Travaglio? Si nasconde dietro l’idea che la giustizia è cosa che riguarda solo la magistratura? Oppure nelle prossime ore assisteremo finalmente all’emergere di qualche barlume di coraggio? Si sono mossi persino i magistrati milanesi, diobuono, possiamo sperare in un sobbalzo di coscienza di qualche politico?

P.S. Quale può essere il sobbalzo? Semplicissimo: chiedere che si sciolga il Csm. Come si può pensare di lasciare la Giustizia italiana nelle mani di un Csm che ormai ha perso ogni credibilità e anche ogni dignità. Composto in parte non piccolissima da elementi chiamati in causa nel caso Palamara e nel caso Storari, eletti grazie alla pressioni delle lobby, delle correnti, dei gruppetti di potere, in un gioco diabolico di pressioni e di ricatti? E forse alla mercé di questa famosa Loggia Ungheria, che se esiste è una pericolosissima associazione a delinquere.
Ogni minuto che il Csm resta al suo posto è una nuova offesa all’idea stessa di giustizia.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.