La magistratura nel caos
Piercamillo Davigo indagato nel caso “Loggia Ungheria”: “Rivelazione del segreto d’ufficio”
Piercamillo Davigo è indagato a Brescia per rivelazione del segreto d’ufficio. Lo scrive Il Corriere della Sera. L’ex consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura ed ex pm del pool di Mani Pulite sarebbe indagato per il caso dei verbali resi dall’ex avvocato dell’Eni Piero Amara sulla Loggia Ungheria. Il vicepresidente del Csm, David Ermini, almeno sette componenti del Consiglio – ovvero Fulvio Gigliotti, Stefano Cavanna, Giuseppe Cascini, Giuseppe Marra, Ilaria Pepe, Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita – e il Presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra, sono state ascoltate un mese fa a Roma come persone informate sui fatti. Indagini quindi svolte in gran segreto, in una caserma dei carabinieri.
I verbali in questione sono arrivati tra fine 2020 e inizio 2021 a due giornali romani, che avvisarono i pm di Milano e di Roma, e al consigliere Csm Nino Di Matteo che denunciò tutto in Consiglio e al Procuratore di Perugia (competente su Roma) Raffaele Cantone. E così esplose il caso. Un nuovo scandalo, altra bufera, sulla magistratura.
Il “dottor Sottile”, al Csm fino all’ottobre 2020, ex pm di Mani Pulite e giudice di Cassazione, aveva ricevuto i verbali di Amara che raccontava di questa presunta e forse fantomatica Loggia di potere – con dentro membri della magistratura, dell’imprenditoria, della politica e via dicendo. Documenti in formato word consegnatigli dal pm milanese Paolo Storari, mosso dall'”inerzia” con la quale la Procura di Milano stava affrontando il caso. Verbali che Amara aveva riempito dal dicembre 2019 al gennaio 2020 interrogato da Storari e dal procuratore aggiunto Laura Pedio.
Davigo, invece di comunicare il tutto formalmente al Csm, avrebbe solo accennato il caso in momenti e modalità diverse al vicepresidente del Consiglio Ermini, al Procuratore Generale Giovanni Salvi e al Presidente della Cassazione Pietro Curzio, ad altri consiglieri del Csm e all’onorevole Morra. “Piercavillo” ha raccontato a Di Martedì, su La7, lo scorso maggio che Storari gli aveva “segnalato una situazione critica e dato il materiale necessario per farmi un’opinione, dopo essersi accertato che fosse lecito. Io spiegai che il segreto investigativo, per espressa circolare del Csm, non è opponibile al Csm”.
Il Corriere scrive anche che sul contenuto dei colloqui “sono rimaste non coincidenti le versioni già affiorate in passato tra Ermini e Davigo, e tra Morra e Davigo. Inoltre tra i consiglieri Csm sinora non risulta siano stati ascoltati Curzio e Salvi, il quale tre mesi fa in un comunicato spiegò di aver appreso da Davigo di ‘contrasti in Procura a Milano circa un fascicolo molto delicato che a suo avviso rimaneva fermo’, e di aver ‘immediatamente’ informato il procuratore Greco per avviare un coordinamento”. Salvi ha avviato a inizio giugno un’azione disciplinare nei confronti di Storari.
Indagata anche Marcella Contraffatto, ex segretaria al Csm di Davigo, per l’ipotesi di calunnia del procuratore di Milano Francesco Greco. Sospettata quindi di aver fatto trapelare quei verbali ai quotidiani. Sull’impasse in Procura a Milano, per Davigo il problema sarebbe stato “che, quando uno ha dichiarazioni che riguardano persone in posti istituzionali importanti, se sono vere è grave, ma se sono false è gravissimo: quindi, in un caso e nell’altro, quelle cose richiedevano indagini tempestive. Mi sembrava incomprensibile la mancata iscrizione”.
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