Oltre al fenomeno dell’invecchiamento “dall’alto”, che porta a una popolazione sempre più anziana, in Italia assistiamo a un vero e proprio degiovanimento. La piramide demografica, ormai tramutatasi in una “nave da crociera” – con una base ristretta formata dalle fasce infantili e giovanili e una coperta ampia di adulti e anziani – incarna l’invecchiamento “dal basso”, ovvero la contrazione dei tassi di fecondità.
Con una media di 1,2 figli per donna nel 2023, l’Italia è tornata ai minimi storici (1,19 nel 1995).

Oltre a caratterizzarsi per il basso numero medio di figli per donna, l’Italia spicca nelle classifiche internazionali anche per l’inarrestabile aumento dell’età media al parto, ormai salita a 32,5 anni. Dobbiamo lavorare per identificare e rimuovere gli ostacoli che trovano le donne e le coppie nel fare figli, colmando il divario tra la fertilità desiderata e quella effettiva. Tra le molte analisi realizzate nell’ambito del partenariato Age-It, abbiamo quantificato il contributo della procreazione medicalmente assistita (PMA): nel 2022 ha rappresentato il 3,7% del tasso di fecondità totale, con un aumento di 1,6 punti percentuali rispetto al 2013. Inoltre un figlio su tre, concepito dopo i 40 anni, è stato ottenuto tramite PMA.

Daniele Vignoli

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