La lezione
Fuga di cervelli, la soluzione arriva dal Portogallo. Gli addii che costano all’Italia oltre 4 miliardi di euro l’anno

Fermare la fuga dei giovani e attrarne degli altri qualificati: questa è la sfida che l’Italia deve porsi se vuole un futuro nei prossimi anni. Meno giovani significa meno ricchezza, meno benessere. Non solo i dati sul declino demografico sono allarmanti, ma stiamo riuscendo a non affrontare di petto un’ulteriore emorragia che costa sulle casse dello stato oltre 4 miliardi di euro l’anno: migliaia e migliaia di ragazze e ragazzi che si formano in Italia, a spese dell’Italia, e decidono di portare valore aggiunto all’estero per le migliori condizioni lavorative.
La soluzione tampone del Portogallo
Il Portogallo sta tentando di tamponare il problema – perché di tamponamento si tratta – cercando di aumentare temporaneamente gli stipendi ai giovani che decidono di restare o entrare a lavorare nel Paese. Dal 2025 infatti gli under 35 potranno usufruire di fortissimi sgravi fiscali per 10 anni di impiego. In particolare, nel primo anno i beneficiari verranno esentati dalle imposte sullo stipendio del 100%; dal secondo al quarto del 75%; poi del 50%; infine dall’ottavo al decimo del 25%. La strategia del governo portoghese è semplice e lineare: aumentare nell’immediato le entrate ai giovani sugli stipendi fino a 28mila euro per rendere meno conveniente emigrare all’estero. E di questa misura sono beneficiari anche gli stranieri.
La mossa temporanea
Possono essere mosse molte critiche a questa decisione, alcune sono anche già partite dal Fondo monetario internazionale, che mostra dubbi sui costi elevati e chiede, eventualmente, una riforma fiscale completa volta a semplificare il sistema nel suo complesso. È evidente che si tratta di una mossa temporanea, che in qualche modo “droga” il sistema e non ne risolve i problemi alle fondamenta.
Un segnale di sensibilità
Se gli stipendi sono insufficienti non basta abbassare le tasse: occorre creare le condizioni affinché nel Paese si investa di più e meglio, affinché ci siano elementi economici e sociali che rendano il restare più conveniente dell’andarsene. Questo in Italia non sta avvenendo per nulla, pertanto, anche se rischioso, il tentativo portoghese è comunque un segnale di sensibilità rispetto al dramma degli esodi a cui stiamo assistendo in molti Paesi europei.
Vorremo rendere l’Italia e l’Europa ancora fertili per il nostro futuro, o continueremo a lasciare che la carestia prenda il sopravvento? Il Portogallo, quantomeno, ci dà un elemento su cui ragionare.
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