La giornata del 1° Maggio fu proclamata ufficialmente ‘’Festa internazionale dei lavoratori’’ in occasione del Congresso di Parigi del 1889, che diede il via alla Seconda Internazionale. Fu scelta quella data per commemorare uno dei tanti conflitti tra scioperanti e Polizia che portarono alla storica conquista della giornata lavorativa di 8 ore (‘’Se 8 ore vi sembran poche provate voi a lavorar / e capirete la differenza tra lavorar e comandar’’ era l’incipit di una canzone popolare che scandiva le ragioni di quella dura battaglia).

Lo sciopero del 1° maggio di Chicago

Ovviamente la prima giornata di calendario del mese delle rose non fu scelta a caso. Il 1° maggio del 1886 si era svolto, a Chicago, uno sciopero generale a sostegno di quella rivendicazione storica dell’orario giornaliero dei lavoratori dell’Haymarket (il macello), durante la quale la Polizia aveva aperto il fuoco contro gli scioperanti. Nei giorni immediatamente successivi c’erano stati altri scontri in una fabbrica di macchine agricole: come risposta dei lavoratori fu organizzata per il 4 maggio una manifestazione nella stessa piazza, durante la quale uno sconosciuto, rimasto tale, aveva lanciato una bomba contro un reparto della Polizia (provocando morti e feriti). La Polizia aveva reagito falciando altri lavoratori. Non si è mai saputo quante persone fossero state uccise in quella circostanza. Dell’attentato vennero accusati e condannati alcuni lavoratori anarchici di cui successivamente venne accertata l’innocenza.

Il riconoscimento del 1° Maggio in Italia

La data di quell’evento venne assunta come simbolo di tutte le lotte per l’emancipazione del lavoro. E perciò il 1° Maggio non si rende onore soltanto ai caduti di Chicago ma a tutti i lavoratori che, in ogni parte del mondo, hanno lottato e sono caduti per l’affermazione dei loro diritti. Non fu facile in Europa e in Italia ottenere il riconoscimento del 1° Maggio come festività civile e nazionale. Tra le due guerre del secolo breve i regimi fascisti vietarono la celebrazione di questa ricorrenza oppure tentarono di assorbirla nei loro riti. In Italia la Festa del lavoro fu inclusa nella giornata del 21 aprile quando si celebrava la fondazione di Roma. Nei Paesi del socialismo reale, quella giornata era l’occasione per suonare la grancassa ai successi dei regimi. Il 1° Maggio divenne Festa nazionale nell’Italia repubblicana; ma a Portella delle Ginestre, in provincia di Palermo, nel 1947, la banda di Salvatore Giuliano prese a fucilate una pacifica manifestazione di contadini provocando una strage. Nel 1955 il primo giorno di maggio divenne anche una festività religiosa dedicata a San Giuseppe lavoratore.

Il rapporto tra Primo Maggio e dittature

Tornando a rapporti tra la Festa del Lavoro e le dittature, non è necessario riesumare i fatti del XIX secolo, quando il ‘’feroce monarchico’’ Bava Beccaris sfamava con il piombo gli affamati. Chi scrive ebbe occasione di compiere un’indimenticabile esperienza il 1° Maggio del 1982. In quella giornata mi trovavo a Santiago del Cile per partecipare ed intervenire alla manifestazione proibita da Pinochet della Coordinadora Sindical, l’organizzazione che raccoglieva i sindacati (e indirettamente anche i partiti) di opposizione, che si avvalevano della maggiore agibilità consentita di fatto alla Coordinadora. La presenza di un sindacalista straniero era un modo di ‘’proteggere’’ l’iniziativa, perché il regime non gradiva far parlare di sé a livello internazionale né avere problemi con le ambasciate. La missione affidatami dalla Cgil iniziò in Cile, ma continuò in Uruguay, in Argentina e terminò in Brasile: tutti Paesi che erano ancora sottoposti a feroci dittature militari. La mattina di quel lontano 1° Maggio, mi svegliarono in albergo le pale degli elicotteri che controllavano dall’alto la città ed impartivano, con gli altoparlanti, l’ordine di non muoversi da casa. Compresi allora che certe Feste della libertà – da noi divenute routine – si apprezzano di più laddove quel bene essenziale è perduto.