Impazza la polemica sul nulla. È una specialità di questo Paese, ma su questa storia dei test psico-attitudinali per gli aspiranti magistrati si è davvero raggiunto l’acme del nonsense. A cominciare dalla pietra dello scandalo, e cioè il decreto legislativo (in odore di eccesso di delega, peraltro) che ha inteso introdurli e regolarli. Perché quel testo, come cerchiamo, tra le altre cose, di raccontarvi in questo numero di PQM, sostanzialmente non dice nulla. Né su quale sia il test, né sul come e sul chi debba somministrarlo.
Si tratta, a ben vedere, di una delega in bianco (una delega della delega!), conferita nientedimeno che al CSM.

Abbagliati da questo turbinio di insensatezze, tipo sfera stroboscopica di una discoteca, abbiamo provato a raccogliere un po’ di informazioni, cercando di capirne di più. Dunque, potrete leggere opinioni molto qualificate su cosa siano in realtà i test psico-attitudinali, se quelli disponibili (l’ormai leggendario Minnesota) sarebbero utili alla bisogna, e quali attitudini o quali profili della personalità si ha in mente di voler testare per chi si appresti a svolgere il delicato e difficile compito, affidato al magistrato, di amministrare giustizia.

Il nostro affezionato lettore scoprirà quale e quanta approssimazione ed incompetenza contraddistingue questa furibonda polemica che ci sta accompagnando da settimane, e promette di non abbandonarci nelle prossime. Sicché noi malfidati, poco inclini ad accodarci a polemiche delle quali non comprendiamo con esattezza l’oggetto, preferiamo piuttosto chiederci cosa ci sia dietro questo clangore di armi un po’ farlocco, e dietro un fumo troppo denso ed innaturale per non insospettirci. D’accordo, è notoria l’attitudine della magistratura italiana, e di tutto il mainstream che ne asseconda trepidante le gesta, a denunciare l’aggressione alla propria indipendenza ogniqualvolta il Governo o il Parlamento si azzardino ad ipotizzare qualsivoglia verifica o controllo sulla qualità e sull’idoneità del singolo magistrato nel fare il proprio mestiere; ma tutto questo strepitare per questo sconclusionato gramelot sul controllo della psiche, per di più affidato -come dire- in house, non ce la conta giusta.

Tanto più che, in contemporanea con il vituperato decreto attuativo dello scandalo, ce ne sono un altro paio che rappresentano la resa totale del governo agli imperiosi desiderata di ANM proprio in tema di controllo della professionalità del magistrato (il fascicolo delle performance), e di controllo politico della magistratura sul Ministero della Giustizia (i fuori ruolo).
E quindi scopriamo che il Governo, senza fare un plissé, ha raso al suolo le due uniche riforme vere dell’ordinamento giudiziario volute dalla Ministra Cartabia, e dal primo giorno nel mirino della magistratura associata. Radicalmente depotenziato il fascicolo delle performance per valutare finalmente la qualità professionale del magistrato sulla base dei risultati da questi ottenuti nel quadriennio; ed intangibilità della invasione del Ministero di Giustizia -scandalo unico al mondo- da parte di magistrati sottratti alle proprie funzioni giudiziarie. Ed ecco allora che il fumo si dirada. Una eccitante e rumorosa guerra sul nulla, in modo che passi, indisturbata, la ennesima, umiliante resa della Politica alla imperiosa pretesa della magistratura di lasciare immodificati i veri assetti di potere. Anzi, di strapotere. Della magistratura, s’intende. Buona lettura.

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Avvocato