Maryam aveva 24 anni. Si chiamava Maryam Nuri Mohamed Amin ed era curda irachena. Stava provando a raggiungere il Regno Unito. È morta nella strage che ha falciato in tutto 27 vite mercoledì scorso nel canale. La strage più grave negli ultimi anni nel canale. È stata lei la prima vittima a essere identificata.

Maryam voleva raggiungere il suo fidanzato e promesso sposo in Gran Bretagna. Non è chiaro se l’uomo sapesse della sua partenza. La 24enne era arrivata nelle scorse settimane in Europa dalla Turchia e con regolare permesso. Prima di arrivare in Francia e imbarcarsi aveva trascorso diversi giorni in Germania. “Il gommone si sta sgonfiando e stiamo cercando di togliere l’acqua: qualcuno verrà a salvarci. Ci vediamo presto”, ha scritto la ragazza al compagno su Snapchat. Il fidanzato a quel punto avrebbe provato a rassicurarla. Sono morti nella strage 17 uomini, sei donne (una incinta) e tre bambini. Si sa pochissimo dei migranti: sarebbero stati in maggioranza curdi iracheni, iraniani o afghani. Probabilmente partiti dal campo profughi di Grande-Synthe, sgomberato qualche settimana fa dalle autorità francesi. L’imbarcazione è affondata al largo di Calais.

“Sapevo che un mese fa era in Germania, non ero a conoscenza della sua partenza”, ha detto il compagno alla Bbc. La famiglia della 24enne ha dichiarato che Maryam aveva deciso di raggiungere il Regno Unito con un gommone perché le sue pratiche per arrivare legalmente erano state respinte per due volte. Il padre della ragazza ha definito “macellai” i trafficanti che organizzano e lucrano sui viaggi. Alla strage sono sopravvissuti solo un migrante iracheno e un altro somalo ma le autorità britanniche temono che il totale delle vittime possa salire fino a quaranta.

Centinaia le persone che ogni giorno provano a raggiungere il Regno Unito attraversando il canale. Nello stesso giorno della tragedia circa 750 persone hanno attraversato la Manica a bordo di 17 natanti. Solo a novembre 6.900 gli sbarchi, oltre 26.600 da inizio anno; 8.410 nel 2020 e 1.850 nel 2019. Una crisi umanitaria. Il premier britannico Boris Johnson ha inviato, il giorno dopo la tragedia, una lettera al suo omologo, il Presidente francese Emmanuel Macron, con una proposta di collaborazione articolata in quattro punti: operazioni di controllo marittimo, congiunte o in autonomia, nelle reciproche acque territoriali; rinforzo degli strumenti tecnologici utilizzati per rilevare le persone; sorveglianza aerea, anche sotto l’egida di insegne comuni; migliore condivisione di dati e informazioni.

Una proposta definita poco seria da parte del Presidente Macron anche perché pubblicata sui social. Parigi ha perfino ritirato l’invito alla ministra dell’Interno britannica Priti Patel a una riunione sulla situazione dei migranti. Damian Hinds, ministro britannico per la Sicurezza e i confini, ha minimizzato intanto lo scontro tra Londra e Parigi. “Dobbiamo elaborare insieme nuove soluzioni creative”, ha dichiarato. Un accordo di cooperazione era stato raggiunto nel luglio del 2021: il Regno Unito avrebbe dovuto stanziare 62 milioni di euro per sostenere la Francia nella militarizzazione della frontiera; quei fondi non sarebbero mai stati versati. Entrambi i Paesi sono alle prese sulle ripercussioni interne, politiche soprattutto, della gestione della rotta. Fermi da settimane anche i negoziati tra i due Paesi sui diritti di pesca nel canale.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.