Quasi ogni giorno ci ritroviamo a scrivere di violenza e a cercare di capire come. Come fermare l’emorragia, come intervenire, quali strumenti adottare. Una cosa è certa: la cultura non si combatte ma si cambia. Un fenomeno complesso e trasversale come la violenza di genere può esser vinto solo grazie a una alleanza tra Stato e società civile.

Le istituzioni ci sono e sarebbe un torto negarlo. Per la prima volta è nata una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio che sta per arrivare alla redazione di un testo unico, perché i provvedimenti (bipartisan) approvati in questi anni sono così tanti che la Cassazione ha parlato di “un vero e proprio arcipelago nel quale non sempre è facile orientarsi”. Garantirne l’efficacia è il primo obiettivo.

La violenza di genere non è solo femminicidio

Prevenzione e politiche integrate devono incidere su tutte le cause e dunque abbattere gli stereotipi, combattere le discriminazioni e scardinare un sistema che delegittima le donne a ogni livello. Un’azione totale che chiama in causa tutti. Facciamo quindi lo sforzo di parlare di violenza senza evocare solo il femminicidio, che ne è tragico epilogo. Parliamo anche di violenza economica, di violenza psicologica. Non leghiamoci alle parole – patriarcato sì o no – ma alla sostanza.

Come demolire gli stereotipi

“Per l’uomo, più che per la donna, è importante avere successo nel lavoro”; “È l’uomo a dover provvedere alle necessità economiche della famiglia”. È questo che pensa un italiano su tre, dice l’Istat.
Gli stereotipi si demoliscono con formazione e campagne, ma non basta. Serve la realtà quotidiana che sveli quanto il lavoro di una donna sia importante e parimenti remunerato. E in cui una donna ha le stesse chances di un uomo. Occupazione e leadership femminili sono i primi strumenti per prevenire la violenza.
Lo diciamo da anni e continueremo a farlo.

Lella Golfo

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