È iniziato il processo a Filippo Turetta, il ragazzo reo confesso dell’uccisione di Giulia Cecchettin. Un caso che lo scorso novembre ha sconvolto per giorni l’Italia, dal giorno della fuga fino al ritrovamento del corpo della ragazza, colpita a morte da 75 coltellate. L’imputato non è presente in aula a Venezia, come già anticipato dai suoi difensori. Stesso dicasi per i suoi genitori. Un modo per cercare di non aumentare la spettacolarizzazione di un processo che non deve essere “al femminicidio, ma solo a Filippo Turetta“, ha spiegato il procuratore di Venezia Bruno Cherchi.

Giulia Cecchettin, via al processo per Filippo Turetta: la sua assenza in aula

Oggi quindi il ragazzo è assente e non si è presentato in tribunale. Alla domanda: vedremo mai Turetta in aula?, il suo difensore, l’avvocato Giovanni Caruso ha risposto: “È possibile”. “Ci sarà non ho dubbi, la costituzione delle parti civili. Non posso anticipare nulla di qualcosa che in realtà è destinato ad essere deciso dalla Corte. Sapete qual è stato il mio tono nel corso di questo anno, immaginatevi se mi metto ad anticipare qualcosa adesso”, ha poi aggiunto il legale. È stato lui a suggerire a Filippo di non presentarsi in udienza, ha ammesso durante una pausa in Corte d’Assise, sottolineando come non sia stata “una mancanza di riguardo nei confronti della Corte o dei congiunti”.

La nonna di Giulia Cecchettin

A chiedere invece che il giovane fosse in aula è stata la nonna di Giulia, Carla Gatto: “Filippo Turetta avrebbe dovuto metterci la faccia. Sarebbe stato giusto che fosse in aula. Se io fossi Turetta sarei stata presente, nonostante tutto, però ognuno la pensa in modo suo”.

Filippo Turetta, parte il processo: “Spero che finisca presto”

Turetta deve rispondere di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, efferatezza, stalking e occultamento di cadavere. Il 22enne rischia l’ergastolo e ne è consapevole. Come riportato da LaPresse, da fonti accreditate, il giovane avrebbe espresso qualche pensiero prima dell’inizio dell’udienza: “Farò in modo di partecipare al processo solo quando è necessario, spero che finisca presto“. “Il mio pensiero va alla mia famiglia, a mio fratello e ai miei genitori, che vengono continuamente fermati dai giornalisti“, avrebbe aggiunto Filippo, raccontando inoltre che è stata “infastidita anche la fidanzata di suo fratello”.

Il processo a Filippo Turetta: il papà di Giulia Cecchettin in aula

A presiedere la Corte c’è il giudice Stefano Manduzio, e nel diabttimento è previsto un solo testimone per la difesa, l’anatomopatologa Monica Cucci. Una professionista che prese parte all’autopsia della vittima. Mentre quelli dell’accusa, sostenuta dal Pm Andrea Petroni, sono una trentina, tra parenti, amici e investigatori. Il papà di Giulia, Gino Cecchettin, è in aula ma non ha voluto parlare con i giornalisti: “È prematuro“.

Processo non sia al femminicidio ma a Filippo Turetta

Sia l’avvocato difensore, sia il procuratore di Venezia hanno cercato di smorzare il grado di spettacolarizzazione attorno al processo. Secondo l’avvocato Caruso l’intero procedimento deve mirare a capire se Turetta “merita la pena di giustizia e quale sia, ma non un processo in cui la spettacolarizzazione possa autorizzare a fare del giovane il vessillo di una battaglia culturale contro la violenza di genere”. Tanto che il legale ha ribadito come “si oppone immediatamente e subito alla costituzione di parte civile delle associazioni” che ne hanno fatto richiesta.

Anche il procuratore di Venezia Cherchi è stato chiaro: “Il processo è sulle responsabilità personali. È un processo non al femminicidio, ma solo a Filippo Turetta”. “Non è uno studio sociologico ma un accertamento delle responsabilità”, ha aggiunto il magistrato, concludendo: “Il processo si deve svolgere nelle aule di Tribunale, nel rispetto anche dell’imputato“.

Redazione

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