L’Italia si trovava in una fase cruciale della sua storia. Un paese uscito dalla seconda guerra Mondiale e dalla Resistenza, in piena ricostruzione economica e sociale, diviso tra le influenze culturali del blocco occidentale e quelle del blocco orientale. In questo clima di trasformazione e tensione nacque e si affermò “Lascia o raddoppia?”, un quiz televisivo trasmesso dalla Rai che conquistò immediatamente il cuore di milioni di italiani.

Lascia o raddoppia

Ma il fenomeno non fu accolto da tutti con entusiasmo: il programma divenne ben presto bersaglio di critiche e polemiche, soprattutto da parte del Partito Comunista e dei suoi giornali, L’Unità e Vie Nuove in particolare. “Lascia o raddoppia?” fece il suo debutto il 19 novembre 1955, con la conduzione di Mike Bongiorno, che era appena rientrato dagli Stati Uniti. Il format era semplice ma coinvolgente: i concorrenti dovevano rispondere a una serie di domande di difficoltà crescente, con la possibilità di “lasciare” il montepremi accumulato o “raddoppiare” puntando tutto nella domanda successiva. Questa struttura trasformava il quiz in una sfida appassionante, capace di tenere incollati allo schermo spettatori di ogni classe sociale.

La critica

La televisione, ancora agli albori in Italia, era considerata un potente mezzo di diffusione culturale e, al tempo stesso, un’arma a doppio taglio. Mentre il pubblico era affascinato dal programma, il Pci vedeva in “Lascia o raddoppia?” una minaccia pericolosa, simbolo dell’influenza americana e del consumismo, che rischiava di distrarre le masse dai problemi sociali e politici del Paese. L’Unità, sollevò immediatamente dubbi sull’effetto che il programma stava avendo sulla popolazione. Gli editoriali del giornale criticavano “Lascia o raddoppia?” non solo come un veicolo di “americanizzazione” della cultura italiana, ma come un mezzo di alienazione delle classi popolari. Secondo il quotidiano comunista, il quiz distoglieva l’attenzione dei lavoratori dai loro problemi reali – come le difficoltà economiche, le disuguaglianze sociali e le lotte sindacali – offrendogli un’illusione di facile successo e una visione superficiale della vita. I premi in denaro, che rappresentavano una delle principali attrattive del programma, erano considerati un incentivo al materialismo e al conformismo. L’idea che chiunque potesse diventare ricco semplicemente rispondendo a una serie di domande rafforzava l’idea di una “meritocrazia fittizia” tipica del capitalismo.

Il desiderio di guadagno facile

L’Unità non esitava a definire “Lascia o raddoppia?” come un programma “alienante e anti-popolare”, che promuoveva l’individualismo a scapito della solidarietà di classe. Anche Vie Nuove, il settimanale fondato da Luigi Longo e rivolto a un pubblico più giovane, si unì al coro delle critiche. Pur utilizzando un linguaggio più moderno e accattivante – Vie Nuove attaccava il programma per la sua natura “vuota” e “diseducativa”. Per il settimanale, “Lascia o raddoppia?” rappresentava l’opposto di ciò che un medium culturale come la televisione avrebbe dovuto offrire. Invece di promuovere una crescita culturale e critica, il programma sfruttava la curiosità e il desiderio di guadagno facile, allontanando i giovani dai valori della collettività e del progresso sociale. Vie Nuove sottolineava anche come il format fosse un riflesso della logica capitalista americana, dove tutto poteva essere monetizzato, persino il sapere. Una delle accuse ricorrenti era quella di ridurre la cultura a una mera accumulazione di informazioni utili solo a vincere denaro, snaturandone il valore intrinseco.

Lo strumento di distrazione di massa

L’accusa di essere un “gioco pericoloso” trovava radici più profonde nella contrapposizione ideologica tra i due blocchi della Guerra Fredda. Per il Pci, ogni espressione culturale che non fosse chiaramente orientata verso l’emancipazione delle masse e la lotta contro il capitalismo era potenzialmente un’arma del nemico. “Lascia o raddoppia?” veniva percepito come uno strumento di distrazione di massa, un modo per disinnescare la coscienza politica dei lavoratori, incoraggiandoli a sognare un successo individuale piuttosto che a lottare per un cambiamento collettivo. E pensare che a volere l’italo americano Mike Bongiorno in Italia, per lanciare la neo nata televisione, fu il giovane Vittorio Veltroni (padre di Walter), nominato nel 1953 caporedattore del “telegiornale”, il primo nucleo giornalistico della Rai. Veltroni era certo che Mike sarebbe stato il conduttore perfetto e costruì intorno a lui “Arrivi e partenze”, un programma che resta un pezzo importante nella storia della televisione italiana, in cui Bongiorno intervistava personaggi italiani e stranieri di passaggio a Roma.

L’oppio dei popoli

Le polemiche contro “Lascia o raddoppia?” trovarono eco anche nel linguaggio del tempo: gli editoriali e gli articoli dei giornali comunisti utilizzavano termini come “colonizzazione culturale” e “imperialismo mediatico”. Alcuni critici arrivarono a definire il quiz come una forma di “oppio dei popoli”, una versione moderna delle pratiche “panem et circenses” dell’antica Roma. Nonostante le critiche, “Lascia o raddoppia?” continuò a riscuotere un successo travolgente. Gli italiani, stanchi delle privazioni della guerra e desiderosi di leggerezza, trovarono nel programma un momento di evasione e di speranza. Il fascino del quiz risiedeva nella sua capacità di rendere protagonisti uomini e donne comuni, dando loro una possibilità – per quanto remota – di cambiare la propria vita. Il programma diventò un appuntamento imperdibile: le strade si svuotavano durante la sua messa in onda e i bar si riempivano di persone che si radunavano per guardarlo insieme. Questo entusiasmo collettivo rappresentava, per molti, una forma di democratizzazione della cultura, che permetteva anche a chi non aveva avuto accesso a un’istruzione superiore di competere e vincere.

La complessità del fenomeno

Con il senno di poi, “Lascia o raddoppia?” può essere visto come una tappa fondamentale nella trasformazione della cultura popolare italiana. Se è vero che il programma incarnava alcune delle dinamiche tipiche del consumismo e della società dello spettacolo, è altrettanto vero che rappresentava una forma embrionale di mobilità sociale e di meritocrazia. Le polemiche del Pci, pur comprensibili nel loro contesto ideologico, sembrano oggi esagerate e incapaci di cogliere appieno la complessità del fenomeno. In definitiva, “Lascia o raddoppia?” non fu solo un gioco televisivo, ma uno specchio dei mutamenti sociali, culturali e politici dell’Italia degli anni Cinquanta. Tra accuse di alienazione e applausi per il suo successo, il quiz rimase un simbolo della modernità e delle sue contraddizioni, capace di unire e dividere un paese in bilico tra tradizione e innovazione.

Tullio Camiglieri

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