Lo scatto che ha fatto il giro del mondo
Le Olimpiadi e la foto storica tra le due Coree (e la Cina): il ping pong della diplomazia
Il tennis tavolo è uno sport che unisce, e non da oggi. Parigi 2024 ha segnato una tappa simbolica interessante attraverso il doppio misto di ping pong nella storia delle divisione tra Corea del Nord e Corea del Sud. L’immagine dei giocatori nordcoreani e sudcoreani che fanno un selfie insieme sul podio a Parigi si è diffusa ovunque. Questo gesto, catturato dopo la cerimonia di premiazione, è stato celebrato come un segno di unità tra le due Coree in mezzo alla tensione politica che entrambi i paesi stanno vivendo. Nell’evento di doppio misto la Corea del Sud ha vinto il bronzo e la Corea del Nord ha ottenuto l’argento, dietro alla Cina.
Durante la cerimonia, Lim Jong-hoon della Corea del Sud ha scattato una foto di gruppo con Ri Jong Sik e Kim Kum-yong della Corea del Nord, oltre alla coppia vincente cinese Wang Chuqin e Sun Yingsha. La foto è stata possibile anche perché da questa edizione la sponsorizzazione di Samsung (che produce in Sud Corea) ha ammesso gli smartphone sul podio (chissà che avrebbe detto il barone De Coubertin di questa profanazione) e mostra le bandiere nazionali di entrambi i paesi, un dettaglio messo subito in evidenza dal quotidiano JongAng Ilbo.
Si tratta della prima apparizione della Corea del Nord sul podio olimpico dal 2016, dopo la mancata partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo, ufficialmente a causa della pandemia di Covid-19. Lim Jong-hoon ha espresso le sue congratulazioni agli atleti nordcoreani dopo la cerimonia. Il selfie è stato trasmesso ripetutamente dalle emittenti sudcoreane e molti commentatori hanno dato un’accezione politica al significato di questo insolito momento di armonia. Ma non è la prima volta che proprio il tennis tavolo unisce i popoli, nonostante le origini tutt’altro che olimpiche. Brevettato da James Devonshire nel 1895 a Londra, questa disciplina ha vissuto per almeno 20 anni in un limbo di popolarità fino a che una delle aziende produttrici di racchette e palline, la Ping Pong, non prese il sopravvento grazie ai materiali utilizzati per queste ultime.
Origini commercialissime a parte, la storia di soft power e geopolitica più nota è quella conosciuta come “diplomazia del ping pong”, ovvero una serie di scambio di visite tra giocatori di ping pong di Stati Uniti e Cina nei primi anni settanta. In queste visite gli sportivi si scambiavano anche messaggi delle rispettive intelligence e il 10 aprile 1971 la squadra americana, e i giornalisti al seguito, divennero i primi statunitensi a mettere piede nella capitale della Cina popolare da quando il Partito Comunista di Mao Zedong aveva preso il potere nel 1949. La visita fu possibile per una concatenazione di eventi e l’amicizia tra due giocatori, l’americano Glenn Cowan e il cinese Chuang Tse-Tung di cui Mao disse: “non solo gioca bene a ping pong, ma è bravo in affari esteri, è portato per la politica”. La macchina della diplomazia si era messa in moto fino allo storico viaggio in Cina di Richard Nixon nel febbraio del 1972. Non sempre la strategia di avvicinarsi agli altri paesi grazie al ping pong funzionò (non con l’Indonesia ad esempio), ma anche in quell’occasione lo sport aveva costruito ponti.
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