È stato il padre del “contratto con gli italiani” firmato da Silvio Berlusconi nel lontano 2011 negli studi televisivi di ‘Porta a Porta’, prima delle elezioni politiche vinta nettamente dalla Casa delle Libertà. Luigi Crespi, sondaggista ed ex spin doctor del leader di Forza Italia, parla a ruota libera dell’attuale campagna elettorale che porterà al voto del 25 settembre.

Giudizi sferzanti, come da personaggio, con Crespi che dà le pagelle della politica in una intervista a Repubblica. Così il migliore fino a questo momento per Crespi è “con mia sorpresa Giuseppe Conte”. Dall’altra parte il peggiore è invece Carlo Calenda, definito “il Macron dei Parioli”, che “fa 45 tweet al giorno, è compulsivo”.

Molto meglio invece “il Mélenchon pugliese”, come Crespi definisce il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte. L’ex premier “parla ai suoi elettori con video perfetti, dritto per dritto. Sui social è quello con più interazioni”. Sia Conte che Calenda, secondo il sondaggista, saranno un problema per Enrico Letta: “Gli rubano voti, il 15 per cento direi”.

Proprio sul capitolo Letta traspare il giudizio netto di Crespi. Per l’ex spin doctor di Berlusconi quella del segretario del Partito Democratico “è una buona campagna, con lo schema “o di qua o di là”, ma è chiaramente fatta per perdere”. Il motivo? “È identitaria, non espande. Letta sa di perdere”.

Quindi Giorgia Meloni, assoluta favorita per tutti i sondaggi, che danno Fratelli d’Italia primo partito a trainare la coalizione di centrodestra, e dunque la sua leader possibile prossimo presidente del Consiglio. Una campagna elettorale, quella della Meloni, “professionale”, la definisce Crespi. Un successo dovuto al fatto che “è stata all’opposizione, è donna, è integra, brava a incendiare le coscienze di destra”.

Anzi, per Crespi la Meloni è anche sottostimata nei sondaggi. “È probabile – spiega a Repubblica – tutti quelli che poi hanno vinto lo sono stati in passato. I sondaggi fotografano la media mobile, ovvero sono mediati con i dati del passato, ma Meloni non è più quella del 2018”.

Quanto alla possibile sorpresa nel voto del 25 settembre, per Crespi il nome è quello di Gianluigi Paragone, il leader di Italexit. “Non mi stupirei se arrivasse al 5 per cento”, con voti che prenderebbe “dagli indecisi, e un po’ li ruba a Conte. Pensi se facesse meglio di Calenda…”.

Redazione