Il rapporto
Legambiente boccia la Campania, Napoli e Salerno città poco green

Napoli non è una città green. Emerge dall’ultimo bilancio di Legambiente e ce lo ha ricordato, semmai ce ne fosse bisogno, il crollo di un grosso pino, proprio ieri mattina, su un’auto in sosta nella centralissima Piazza Cavour. Si è sfiorata la tragedia. Ma per quanto tempo ancora bisognerà attraversare la città con questo senso di pericolo imminente? O con lo sguardo costretto a incrociare obbrobri e incuria? Secondo il rapporto Ecosistema urbano 2021 c’è una questione meridionale anche sul piano delle performance ambientali e dei servizi delle varie città. Quelle campane sono in fondo alla classifica delle buone pratiche attivate. Rispetto allo scorso anno in Campania, infatti, lo studio evidenzia un peggioramento delle performance, a eccezione di Caserta che scala 29 posizioni e si posiziona al 66esimo posto.
Napoli, invece, scende ancora di una posizione arrivando, nell’ultimo anno, al 91esimo posto fra le città meno green del Paese, male anche Salerno che da 77 passa alla posizione 94 e Avellino che è 74esima, mentre Benevento è stabile al posto 57 della classifica. Per qualità dell’aria, uno dei principali problemi con cui le amministrazioni locali devono fare i conti, a Napoli, Avellino e Caserta si è superato per 35 giorni in un anno il limite dei 50 μg/mc consentiti dalla normativa. Per quanto riguarda i rifiuti, Napoli chiude con una raccolta differenziata tristemente ferma al 36%. Amaro anche il dato su mobilità e trasporto pubblico: nell’ultimo anno Napoli ha contato appena 38 viaggi per abitante, mentre altre grandi città come Milano 467 viaggi per abitante. Evidente l’abisso. In fatto di isole pedonali, poi, nessuna città campana ha raggiunto la media di 0,48 metri quadrati per abitante (0,32 il dato napoletano).
Il quadro che emerge dallo studio realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24Ore prende in considerazione 105 capoluoghi e tiene conto di 18 indicatori riguardanti sei componenti (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano ed energia) per stilare una classifica delle performance ambientali delle città. Ed è sconfortante notare che, su alcuni indicatori ambientali, la Campania registra risultati peggiori del passato. Invece di andare avanti, si torna indietro di anni e di obiettivi. A dispetto di slogan politici e promesse di amministratori locali. Unica eccezione, il “Cantiere partecipato” nel quartiere Forcella e la Comunità energetica rinnovabile e solidale di San Giovanni a Teduccio. La pandemia ha sicuramente avuto un impatto, ma secondo la presidente di Legambiente Campania, Francesca Ferro, «bisogna guardare in modo positivo al necessario e inevitabile cambiamento innescato nelle città. Un cambiamento che necessita però di essere governato con lungimiranza e intelligenza attraverso linee guida ben chiare per commercio, lavoro, scuola, benessere e socialità, per gestire al meglio i fondi del Pnrr destinati alle città». Critico Antonio Iannone, commissario regionale di Fratelli d’Italia: «Oltre i convegni il nulla, oltre i numeri dei finanziamenti le realizzazioni mancano. E ci ritroviamo ad essere tra i peggiori d’Italia mentre De Luca si autoelogia e sindaci del Pd sonnecchiano».
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