Non c’è giorno che passi senza una lezione di Matteo Renzi. Un genio politico, lo definiscono in molti. Un maestro in giochi di palazzo, per molti e a seconda del momento. Oggi il leader di Italia Viva si è invece erto a professore di garantismo. E lo ha fatto parlando del caso di Giovanni Toti, l’ex governatore della Liguria che giorni fa ha trovato un accordo con la procura per patteggiare una pena a due anni e un mese.

La lezione del ‘costituzionalista’ Renzi e l’affondo contro Toti

Sulla sua enews, Renzi ha parlato sia del caso di Toti sia del processo Open Arms a Matteo Salvini. “Ricevo email che mi provocano sul tema garantismo. E mi dicono che non ho difeso Toti in Liguria e Salvini in Parlamento. Amici cari, vediamo di chiarirci. Essere garantisti significa volere il rispetto delle procedure e soprattutto della Costituzione. Il garantismo serve ad assicurare il diritto della difesa, spesso compresso, e la parità delle parti. Il garantismo è quello di chi chiede di fare i processi nelle Aule dei tribunali e non nelle redazioni. Siamo d’accordo su questo? Bene”, scrive l’ex premier. Poi l’affondo contro l’ex presidente della Regione Liguria, con ovviamente un riferimento a sé stesso: “A noi ne hanno fatte di tutti i colori (‘Il mostro’ per chi avesse perso la memoria). Eppure mai e poi mai mi è passato lontanamente nella testa di patteggiare. Io che sono garantista non patteggio: faccio ricorso, faccio appello, vado in Corte Costituzionale, vado in Cassazione. Combatto come un leone con le armi del diritto”.

Renzi: “Da garantista non patteggio, non è il massimo della coerenza”

“Se Toti ha deciso di patteggiare avrà avuto i suoi motivi e io non giudico nessuno. Ma non accetto che mi si dica che noi non siamo stati garantisti con Toti o con altri. Il garantista chiede che l’indagato – imputato sia messo in condizioni di difendersi alla pari. L’imputato ha diritto di patteggiare ma per me questa scelta non è il massimo della coerenza” ha aggiunto Renzi. “All’inizio della nostra incredibile vicenda un amico mi ha suggerito di pensare al patteggiamento perché se avessimo patteggiato – mi diceva – a catena tutto si sarebbe risolto e ‘loro’ si sarebbero calmati. Non so chi fossero i ‘loro’, so che per calmarmi ci ho messo venti minuti io, venti minuti di insulti al mio amico latore della ‘proposta indecente’. Per me chi è certo di avere ragione è meglio che non patteggi”, conclude il leader di Iv.

Redazione

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