Il colpo di scena
Accordo tra Giovanni Toti e procura, patteggiamento a due anni e pena sostituita con lavori socialmente utili: “Amarezza e sollievo”
L’inchiesta per corruzione che ha sconvolto la Liguria dallo scorso maggio ha avuto uno sviluppo importante. L’ex governatore della regione Giovanni Toti ha infatti trovato un accordo con la procura per patteggiare due anni e un mese. Ora la palla passa al gup che dovrà fissare un’udienza. La pena, però, sarà sostituita con 1500 ore di lavori socialmente utili.
Accordo tra Giovanni Toti e procura, patteggiamento a due anni e pena sostituita con lavori socialmente utili
L’accordo stretto dall’avvocato di Toti Stefano Savi e i pm prevede anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per tutta la durata della pena, così come la confisca di 84.100 euro. I reati patteggiati sono corruzione impropria e finanziamento illecito. Con una nota, l’avvocato Savi ha commentato la vicenda: “Nell’accordo tra i procuratori e la difesa dell’ex governatore l’accusa riconosce che Toti non ha mai usufruito personalmente delle somme raccolte dal suo comitato politico, utilizzate solo per le attività politiche”. “Si riconosce anche che gli atti prodotti dalla pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, così come i versamenti sotto forma di contributi all’attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato con l’esclusione della cosiddetta “corruzione impropria”, ovvero per atti legittimi degli uffici”, sottolinea il legale. “Al termine di oltre tre anni di indagini, continue intercettazioni, pedinamenti, filmati e quasi tre mesi di detenzione domiciliare, l’accordo prevede una sanzione di circa 1.500 ore di lavori di pubblica utilità e la restituzione da parte del Comitato Toti delle somme direttamente contestate”, conclude Savi.
Accordo tra Toti e la procura: “Amarezza e sollievo”
Immediato anche il commento del principale coinvolto, Giovanni Toti: “Come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte”. “Resta quel reato “di contesto” definito corruzione impropria, legato non ad atti ma ad atteggiamenti, una accusa difficile da provare per la sua evanescenza, ma altrettanto difficile da smontare per le stesse ragioni” ha proseguito l’ex governatore ligure. “Detto ciò, di fronte a questo finale, credo appaia chiara a tutti la reale proporzione dei fatti avvenuti e della loro conclusione che pone fine alla tormentata vicenda che ha pagato una istituzione oltre alle persone coinvolte e che lascia alle forze politiche il dovere di fare chiarezza sulle troppe norme ambigue di questo paese che regolano aspetti che dovrebbero essere appannaggio della sfera politica stessa e non a quella giudiziaria” conclude.
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