La immagini di videosorveglianza la riprendono con le buste della spazzatura in mano
Liliana Resinovich, perché la Procura vuole archiviare il caso e perché il fratello si oppone: gli ultimi filmati il giorno della scomparsa

Cammina con in mano le buste della spazzatura, con la mascherina sul viso e in spalla una borsa nera. Le ultime immagini di Liliana Resinovich in vita la ritraggono serena, affaccendata come sempre in normali incombenze domestiche. A immortalarla sono state le telecamere di videosorveglianza di Trieste nel giorno stesso in cui poi è scomparsa, la mattina del 14 dicembre 2021, per poi essere ritrovata cadavere chiusa in un sacco della spazzatura il 5 gennaio successivo nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, a pochi passi da casa sua.
Quella mattina Liliana fu ripresa nella sua vita normale di sempre, poco dopo essere uscita di casa per le solite commissioni. Le immagini erano già in mano ai magistrati della Procura di Trieste, a renderle pubbliche la trasmissione Chi L’ha visto su Rai Tre. I familiari di Liliana non avevano ancora mai visto quelle immagini. Non credono in nessun modo che Liliana si possa essere tolta la vita e restano ancora molti i punti oscuri su quella misteriosa morte. Per la Procura di Trieste però si tratterebbe di un suicidio e ha chiesto l’archiviazione del caso. Per i Pm Liliana si è “intenzionalmente allontanata dalla sua abitazione” ed è stata “intenzionale la decisione di porre fine alla propria vita”. Inoltre non è stato possibile appurare “se sia vero che il decesso sia avvenuto lo stesso giorno della scomparsa”.
“Ci opporremo alla richiesta di archiviazione — ha detto il fratello Sergio, come ripoprtato dal Corriere della Sera — mia sorella è stata uccisa”. A spiegare i motivi per cui la famiglia ha deciso di opporsi alla richiesta di archiviazione è Gabriella Marano, psicologa e criminologa forense, nel team di professionisti che assiste il fratello di Liliana: “Certo – ha detto Marano, intervistata da Quotidiano Nazionale, che su Lilly ha firmato anche l’autopsia psicologica – dobbiamo ancora leggere tutti gli atti. Ma da una valutazione unitaria e globale dei risultati arriviamo alla conclusione opposta: non è stato un suicidio. Il punto centrale? La procura sostiene che la data della morte non è importante. Invece per noi è fondamentale capire dove è stata Lilly, perché mancava all’appello dal 14 dicembre e il decesso viene fatto risalire a due giorni prima del ritrovamento, quindi al 3 gennaio 2022″.
Osserva la criminologa: “L’inchiesta era stata aperta per sequestro di persona, quindi è importante ricostruire dove è stata Lilly. Inoltre, la medicina legale demolisce l’ipotesi del suicidio con il sacchetto di plastica. La casistica di riferimento infatti è molto diversa, si tratta di soggetti depressi che avevano subìto un lutto importante, che erano positivi alla tossicologia, cosa che invece è stata scartata per Liliana Resinovich. E poi sulla scena non c’erano solo i sacchetti di plastica in testa ma anche quelli da rifiuti che coprivano il corpo“. Tra gli elementi sempre ripetuti negli ultimi mesi c’è anche “il ruolo dell’autopsia psicologica. Il suicidio come l’omicidio hanno bisogno di un movente, perché Liliana avrebbe dovuto suicidarsi”. Tuttavia sembrerebbero mancare anche i moventi anche per un delitto. “Lilly cercava in rete la parola divorzio, non suicidio – La dottoressa ha spiegato – La consulenza informatica conferma quindi il racconto di Claudio Sterpin. L’autopsia psicologica non è la Bibbia ma ci può dare indicazioni precise. La riesumazione del corpo? No, non la chiederemo. Ma siamo decisi a opporci alla richiesta di archiviazione, abbiamo 30 giorni per farlo”.
Più cauti i legali di del marito di Liliana. “Condividiamo le conclusioni della Procura della Repubblica di Trieste, sulla cui attività investigativa non abbiamo mai dubitato — affermano gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua—. Ci riserviamo di leggere tutti gli atti del fascicolo per valutare eventualmente con l’ausilio di nostri esperti, se e in quali termini le conclusioni possano necessitare di ulteriori approfondimenti”. E il marito, Sebastiano Visentin, su cui in più momenti delle indagini sono cadute le accuse a una tv locale ha detto quasi rassegnato: “Fa veramente male per un marito sapere che la moglie si è suicidata” e, aggiunge, ancor di più non capire perché “sia arrivata a questa conclusione … se è così”.
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