Liliana Resinovich è deceduta per “morte asfittica tipo spazio confinato (plastic bag suffocation), senza importanti legature o emorragie presenti al collo” e “il decesso risalirebbe a 48-60 ore circa prima del rinvenimento del cadavere stesso”. Sono queste le conclusioni dei consulenti del pm Fulvio Costantinides e Fabio Cavalli, incaricati dalla Procura di Trieste di indicare l’epoca della morte e le cause che l’hanno determinata. Ma la nuova perizia non risolve tutti i dubbi intorno a quella che fu prima una misteriosa scomparsa, poi morte della 63enne di Trieste. Liliana scomparve da casa sua a Trieste, dove viveva con il marito Sebastiano Visintin, il 14 dicembre e fu ritrovata il 5 gennaio successivo nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste a pochi passi da casa. Dove ha trascorso quei 19 giorni e cosa le è successo? Cosa l’avrebbe spinta a pensare a un gesto estremo?

Il ritrovamento del corpo di Liliana avvenne in una macchia boschiva in condizioni sospette. Aveva due sacchetti di plastica trasparenti uno dentro l’altro intorno alla testa, non troppo stretti alla gola. Tutto il corpo era racchiuso in grandi sacchi della spazzatura, uno infilato dall’alto e uno dal basso. Era rannicchiata con le braccia incrociate sul petto. Scrivono i consulenti – dopo il confronto con i consulenti nominati dalle altre parti, che “il cadavere non presenta lesioni traumatiche possibili causa o concausa di morte, con assenza per esempio di solchi e/o emorragie al collo, con assenza di lesioni da difesa, con vesti del tutto integre e normoindossate, senza chiara evidenza di azione di terzi”.

A questo punto, la Procura dovrà valutare “se le indagini preliminari possano dirsi completate o se invece siano opportune ulteriori attività onde non lasciare nulla d’intentato per fare piena luce sull’episodio”. Nella nota, però, il Procuratore, Antonio De Nicolo, spiega che nel decidere bisognerà considerare i cambiamenti che verranno introdotti dalla imminente entrata in vigore della riforma penale e le carenze nell’organico dei magistrati.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.