Medio oriente
L’Islam radicale, quella minaccia per i nostri diritti e le nostre libertà. L’errore della dialettica politica quotidiana
Iniziando a non parlare più di certi temi, autocensurandoci, iniziando a considerare determinati luoghi off-limits, rifiutandoci di insegnare o condividere pezzi della nostra cultura: è anche così che pian piano, giorno dopo giorno, muore una democrazia
Quello che si sta consumando in Europa è il primo atto di un profondo scontro di civiltà o meglio di un assalto in piena regola ai valori occidentali. Laicità, diritti e democrazia vengono quotidianamente erosi in modo silenzioso e nell’indifferenza generale. In diversi quartieri di molte città inglesi vige ormai la sharia. Qualche settimana fa Barbara Slowik, capo della polizia di Berlino, ha consigliato ad ebrei ed omosessuali a non avventurarsi con kippah o altri segni distintivi che indichino l’adesione a un culto o il proprio orientamento sessuale nei quartieri a maggioranza araba. La situazione è ancora più drammatica in Francia. Nel 2020 Samuel Paty, professore di storia e geografia, è stato decapitato da un jihadista ceceno perché aveva mostrato in classe le vignette di Charlie Hebdo. Nel dicembre del 2023 alcuni studenti mussulmani hanno minacciato un professore perché aveva esposto in classe il dipinto “Diana e Atteone” di Giuseppe Cesari. A scatenare l’indignazione degli studenti mussulmani le donne nude presenti nel dipinto. Secondo un rapporto Ipof del 2023 in Francia un insegnante su 3 è stato minacciato, 1 insegnante su 2 è stato testimone di un attacco alla laicità dello stato.
Minata la laicità delle nostre democrazia
L’islam radicale è penetrato nelle scuole francesi e tra gli insegnanti prevale la paura e l’autocensura. E l’autocensura è già privazione, rinuncia ad un diritto fondamentale, la libertà di parola. Qualcosa di simile sta succedendo in Belgio, senza dimenticare la caccia all’ebreo scatenata ad Amsterdam nelle scorse settimane. In Italia, per diversi motivi, la situazione non è così drammatica ma l’arroganza di alcuni giovani maschi di seconda generazione somiglia molto a quella dei giovani mussulmani francesi ed è un indicatore del fatto che il conflitto è già in corso. La sfida è complessa, e certo sarebbe gravissimo condannare la caccia all’ebreo per poi promuovere una caccia all’islamico, ma è evidente che non possiamo più girarci dall’altra parte. Il disprezzo dei valori occidentali ed il voler affermare il primato del Corano sulle leggi dello stato sono elementi che rendono impossibile questa convivenza e minano la laicità delle nostre democrazie, nonché secoli e secoli di conquiste.
L’errore della dialettica quotidiana
Come già ha proposto Mattia Feltri dalle colonne dell’Huffington post è necessaria un’alleanza democratica tra destra e sinistra, a cui io aggiungo l’islam moderato, per mettere in sicurezza le nostre democrazie. L’errore che potrebbe fare la politica è quello di farsi guidare unicamente dalla dialettica quotidiana. La destra, che è più brava a leggere e interpretare le emozioni del popolo, ha già colto il pericolo e le paure che esso suscita, certificate anche dall’ultimo rapporto Censis. Ma probabilmente, come spesso accade, si limiterà a strumentalizzarle con l’unico obiettivo di massimizzare il proprio consenso elettorale. La sinistra, anche se in Europa qualcosa sta cambiando, fa la solita fatica ad uscire dalla sua comfort zone, abbandonare l’idea che in un mondo multiculturale tutto si “aggiusta” magicamente da solo. Ogni persona nel viaggio della vita porta con sé il proprio portato culturale, e in alcuni casi religioso, a cui non è pronto a rinunciare per un pezzo di pane in più o per il benessere di cui gode nei nostri Paesi.
La perdita dei nostri diritti
Da occidentali dovremmo scrollarci di dosso questo soffocante e insensato senso di colpa ed essere tutti più orgogliosi della nostra storia, ribadire con fermezza che non possiamo certo essere noi a regredire, ma che sono loro a doversi emancipare e accettare le nostre regole. Il rischio che corriamo è la perdita progressiva e lenta dei nostri diritti. Senza un momento pubblico, conclamato, senza un editto che ne dichiari la fine. Ma iniziando a non parlare più di certi temi, autocensurandoci, iniziando a considerare determinati luoghi off-limits, rifiutandoci di insegnare o condividere pezzi della nostra cultura. Perché è anche così che pian piano, giorno dopo giorno, muore una democrazia.
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