Domino mediorentale
Siria nel caos, l’allarme terrorismo resta alto: “Carte rimescolate dal 7 ottobre 2023”
Il dibattito de L’ora del Riformista sul Domino mediorientale. Craxi (FI): “Al-Jolani moderato? Spesso questi regimi falliscono alla prova del governo e cercano un nemico”. Nirenstein elogia Israele e avvisa l’Occidente: “Ora dobbiamo mettere al sicuro i nostri figli”
Il nuovo volto del Medio Oriente, la prossima stagione della Siria e il travestimento da moderato di al-Jolani sono i principali punti interrogativi dopo la fine del regime di Assad. Sta di fatto che quanto accaduto a Damasco è soprattutto il risultato dello spirito eroico di Israele che, in nome della democrazia e della libertà, ha combattuto con un coraggio straordinario contro Hamas ed Hezbollah. Sul Domino mediorientale si sono confrontati gli autorevoli ospiti nel dibattito de L’ora del Riformista, il confronto settimanale moderato da Aldo Torchiaro.
Il direttore Claudio Velardi ha descritto lo Stato ebraico come avamposto in quel territorio così complesso, il nostro faro: «La caduta di Assad getta su Netanyahu una luce diversa da quella sinistra di questi mesi. Dobbiamo fare perno su Israele, è l’unica effettiva democrazia nel Medio Oriente che porta avanti una battaglia di civiltà fondamentale».
Per Fiamma Nirenstein, inviata a Gerusalemme per ilGiornale, «si è conclusa l’esistenza di un regime che da 53 anni dominava con crudeltà sevizie». Sul tavolo ora c’è una situazione «a cui bisogna stare attenti per non essere di fronte a un peggiore 7 ottobre». Cosa può succedere? «Questa forza, ubriaca di ideologia, potrebbe prendere in mano la situazione rischiando di far scoppiare il mondo». Israele ha fatto una fantastica operazione di primaria importanza di distruzione delle armi, considerando il rischio di una grande esplosione del terrorismo: «È responsabilità nostra proteggere i nostri figli e l’Occidente».
Lia Quartapelle, deputata del Partito democratico, ha puntato il dito contro quei paesi Ue che come unica decisione hanno chiuso i confini alla possibilità di richiedere asilo da parte dei profughi siriani: «Ci dà la misura dell’inesistente influenza che l’Europa ha su quanto sta accadendo in Siria. Rischiamo di avere una politica solo reattiva». In conclusione ha tirato in ballo Moshe Ya’alon, ex ministro della Difesa: «Tante persone che hanno avuto la responsabilità della sicurezza di Israele da un po’ di tempo stanno dicendo che la prospettiva di guerra infinita e l’incapacità di trovare una qualsiasi soluzione al problema palestinese mettono a rischio la sicurezza dello Stato». Un’uscita che ha acceso gli animi e ha provocato la veemente replica di Nirenstein: «È il peggiore odiatore di Israele, citarlo è una cosa da politicante. Questa è un’aggressione».
Stefania Craxi, parlamentare di Forza Italia e presidente della commissione Esteri del Senato, ha invitato a commentare gli avvenimenti con cautela e soprattutto a guardare quei paesi del Medio Oriente senza gli occhiali occidentali: «Sono dei caleidoscopi, dei mosaici molto complessi di etnie, di religioni, di fazioni. Al-Jolani vorrebbe tranquillizzare l’Occidente mandando segnali di inclusione e di islamismo pragmatico, ma spesso succede che questi regimi che subentrano alla prova del governo falliscono e tornano a cercarsi un nemico interno o esterno. Israele ha il diritto di difendersi e di impedire che le armi finiscano in mano a chi non siamo capaci di definire e di sapere cosa ne farà».
Riccardo Sessa, già ambasciatore italiano a Tehran e ora presidente della Società italiana per le organizzazioni internazionali, ha puntato l’attenzione sull’Iran e sulla Russia: «Sono dei protagonisti che escono a dir poco ridimensionati e questo deve portarli a ripensare come ricollocarsi non appena la situazione a Damasco si sarà stabilizzata. È ancora prematuro fare affermazioni. Conosciamo la loro influenza in Siria. Dal 7 ottobre 2023 le carte si sono completamente rimescolate, tutto è sato messo in discussione».
Massimiliano Boccolini, giornalista e analista del mondo arabo, ha fatto notare che «non parliamo di una Siria unitaria ma divisa per etnie». «Stanno iniziando i primi movimenti per ridisegnare la futura Siria. Questo governo si è dato 3 mesi, è una fase transitoria e non è chiaro quale sarà il suo ruolo», ha aggiunto. Per Massimo De Angelis – giornalista che ha curato Il nuovo rifiuto di Israele, una raccolta di importanti testimonianze – questo grande rovesciamento potrebbe lasciare spazio alla democrazia araba, ma il vero punto da analizzare sarà capire la sua natura concreta: «Si può notare in prospettiva un’eventualità: un possibile ridisegno del Medio Oriente attraverso una connessione tra Turchia e Arabia Saudita. Non dimentichiamo che al-Jolani era legato ad Al Qaida. È possibile che vada avanti il discorso che contempla un ulteriore e salutare ridimensionamento dell’Iran nella penisola arabica».
© Riproduzione riservata