Francesco Patierno sta sfogliando una certa copia di Meno di Zero: editore Tullio Pironti e traduzione di Francesco Durante, la prima in italiano di Breat Easton Ellis. Del 1986. Patierno si è avvicinato più di chiunque altro a esaudire l’ultimo desiderio dell’editore napoletano, morto lo scorso mercoledì 15 settembre a 84 anni: un film sulla sua vita. “Sì, forse era il suo ultimo desiderio. Parliamo di una decina di anni fa; c’era stato un riavvicinamento di recente, se n’era riparlato e io avevo riletto il libro e riscoperto perché quel progetto mi aveva così entusiasmato”.

Almeno una manciata di cose legano Patierno a Pironti: Napoli, la passione per la letteratura, il pugilato – ma senza i 50 incontri dell’editore boxeur -, un’amicizia. Che Pironti lo desiderasse quel film lo dicono tutti, e tutti ripetono che la sua storia lo avrebbe meritato eccome. “Ci fosse un Clint Eastwood nei paraggi, ne farebbe subito un film”, aveva riassunto Emanuela Audisio quando il pugile-libraio pubblicò la sua biografia, Libri e Cazzotti, a cura del giornalista Domenico Carratelli – e che con l’interessamento del professore universitario Marco Ottaiano sarà la ri-pubblicata da Bompiani.

Pironti è stato scugnizzo, figlio della guerra, venditore ambulante di castagnaccio, pugile peso welter convocato anche in Nazionale, tombeur des femmes, libraio secondo tradizione di famiglia, editore incendiario e a tratti spericolato. Ha pubblicato in Italia autori e testi ormai di culto (Don DeLillo, Raymond Carver, Ellis, Nagib Mahfuz tra gli altri, Il Camorrista di Joe Marrazzo) e sfidato i grandi editori. Il suo catalogo raccontava Napoli e aveva una spontanea vocazione internazionale. Lui era magnetico, carismatico: Paul Newman di via Tribunali, quella faccia un po’ così e la sigaretta perennemente appesa, il “Principe di Piazza Dante” nel suo ambiente, sempre in libreria. Sognava anche una montagna di libri, al centro di una piazza, dalla quale ognuno avrebbe potuto strappare via un titolo. Ieri lo hanno salutato centinaia di persone, alla sua libreria, e dentro e fuori la Chiesa di Santa Maria di Caravaggio. Quel film però non si è mai fatto.

“Ho avuto i diritti per due anni – dice Patierno – avevo scritto un trattamento ma poi l’opzione è scaduta. Considero la sua storia ancora meritevole, una di quelle dove la realtà supera la fantasia. Certo che lo riprenderei in mano”. Quando Pironti ha pubblicato Il paradiso al primo piano il suo secondo libro – dove raccontava dei bordelli napoletani del dopoguerra, della sua prima volta con un’“amante-puttana” a 18 anni, del poker, di un “complotto” sul suicidio del matematico Renato Caccioppoli – il regista scrisse la prefazione. Aveva pensato a un film vero e proprio, una fiction, non un documentario come Napoli ’44 – tratto dal racconto del militare britannico Norman Lewis.

“Questo film potrebbero farlo gli americani”. E perché? “Diciamo che è una storia, che va dagli anni della guerra fino agli anni ’90 almeno, che mal si adatta a questo mercato. Oggi nel cinema di soldi ne girano pochi. E dopo il covid ancora meno”. Disattenzione, superficialità? “No, non è questo, credo non sia una storia facile, considerando anche gli incassi di oggi e che non si capisce bene cosa succederà nel prossimo futuro. Blockbuster che qualche anno fa avrebbero fatto dieci milioni oggi ne fanno due. Un film su Pironti costerebbe parecchio ma comunque sarebbe una storia da raccontare”.

Una serie, quella sarebbe perfetta, per Patierno. “All’epoca pensammo a Giorgio Pasotti nel ruolo del protagonista – e infatti ha pubblicato una foto tipo Le Iene con l’attore, Pironti, Ottaiano – Di certo a Napoli c’è un parco attori fenomenale, una bravura al di sopra della media”. Certe scene, nientedimeno: un incontro di boxe in un campo profughi, amori di bordello e di maitresse, Napoli sotto e dopo le bombe, Licio Gelli e Fernanda Pivano, le aggiudicazioni di certi titoli a bruciare le grandi case editrici che varrebbero da sole un romanzo. Che film.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.